La bussola della danza contemporanea indica il Sud. E dal Sud arriva a Bologna una delle compagnie più rappresentative in Italia e all’estero del “male mediterraneo”: un vero “virus” che ha bisogno di “anticorpi” molto particolari… Ecco “Anticorpi”, lo spettacolo della catanese Compagnia Zappalà Danza, che sarà in scena da giovedì 10 a sabato 12 aprile (ore 21) a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485; info 051.566330, www.teatridivita.it). Lo spettacolo, che fa parte di un più vasto progetto “Sudvirus o dell’appartenenza”, è un suggestivo percorso nei sottili “contagi” della cultura e della fisicità meridionale, con la coreografia di Roberto Zappalà, e l’interpretazione di sette danzatori: Gaetano Badalamenti, Maud de la Purification, Alain El Sakhawi, Roberto Provenzano, Fernando Roldan Ferrer, Ilenia Romano, Valeria Zampardi.

“Anticorpi”, che vede in scena Gaetano Badalamenti, Maud de la Purification, Alain El Sakhawi, Roberto Provenzano, Fernando Roldan Ferrer, Ilenia Romano, Valeria Zampardi, è il terzo tassello stilistico, solo ed esclusivamente dedicato alla danza, del progetto “Sudvirus o dell’appartenenza”, da un’idea di Nello Calabrò e Roberto Zappalà. Realizzato dalla Compagnia Zappalà Danza in collaborazione con GoteborgsOperan Danskompani, Civitanova Danza/Amat, Fondazione Nazionale della Danza (Reggio Emilia) e C.Re.do contemporaneo, con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Regione Siciliana Ass.to al Turismo, Sport e Spettacolo.

“Anticorpi” è la declinazione “scientifica” del progetto; il linguaggio coreografico, che ha come punto d’inizio l’osservazione al microscopio del virus “analizzato”, si sviluppa in una coreografia convulsa e minuziosa che i danzatori della compagnia rendono linguaggio dal contagio sottile, coinvolgente e progressivo.

Sul palcoscenico/vetrino i movimenti in apparenza caotici di organismi macroscopici (i danzatori), “replicano e ritrasmettono” l’apparente caoticità di organismi microscopici; ma, come nella vita, il caos è organizzato. E se in laboratorio spesso si utilizzano liquidi di contrasto per meglio scoprire e seguire nuovi percorsi della materia che si intende analizzare, allo stesso modo, in “Anticorpi”, un preludio di Bach e uno scioglilingua siciliano ripetuto come un mantra si insinuano nel tessuto percussivo/ossessivo della musica elettronica per indicare nuovi percorsi estetici e narrativi.

In “Anticorpi” incomincia a delinearsi l’altro aspetto del progetto, quello relativo all’appartenenza. Nello spettacolo il virus viene declinato dall’ambito biologico a quello culturale trasmettendo il suo contagio da un corpo biologico ad un corpo sociale. Trasportato dal corpo/voce dei danzatori il virus si insinua così in quelle manifestazioni assolute di appartenenza che sono gli inni (nazionali e non), per creare così spazi e mondi possibili ma inesplorati, che dal caos conducono alla pacificazione finale.

Danze e suoni come oasi di diversità, luoghi altri che, parafrasando Calvino de “Le città invisibili”, ci permettano di distinguere nel virus/mondo che ci circonda quello che virus non è, e dargli spazio.

 

In 22 anni di attività con la compagnia Roberto Zappalà ha realizzato oltre trenta produzioni che sono state presentate in tutta Europa, Centro e SudAmerica, Medioriente, Sudafrica. Roberto Zappalà è anche responsabile del recupero e ideazione nonché direttore artistico di Scenario Pubblico international choreographic centre Sicily, aperto nel 2002 e residenza della Compagnia Zappalà Danza: una struttura pensata per la danza contemporanea, raro esempio di centro coreografico in Italia, che ha consentito alla compagnia ed al coreografo di ampliare ed approfondire il lavoro di ricerca coreografica e di radicarsi sul territorio con un’attività non solo di produzione ma anche di formazione tramite l’avviamento di “MoDem/codici gestuali compagnia zappalà danza”, una struttura che promuove la diffusione del linguaggio della compagnia. Nel novembre 2013 ha ricevuto il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro.