Tra il 2008 e 2013 l’industria metalmeccanica modenese ha perso 440 aziende; cinque anni fa erano 6.048, a giugno 2013 erano ridotte a 5.605 (-7,3 per cento). Nello stesso periodo gli addetti sono passati da quasi 46 mila a 41.200, con un calo di 4.700 addetti, pari al 10,3 per cento. Le ore di cassa integrazione autorizzate nel 2008 furono 143.666; l’anno scorso sono state 5,3 milioni. I dati sono diffusi dal sindacato Fim-Cisl di Modena alla vigilia dell’assemblea nazionale dei delegati metalmeccanici della Cisl, in programma domani – martedì 8 aprile – al Teatro Valli di Reggio Emilia; intervengono il segretario nazionale Fim Giuseppe Farina e quello Cisl Raffaele Bonanni. «Ci incontriamo con le persone che rappresentano la Fim nelle fabbriche di tutta Italia per cercare insieme soluzioni in grado di farci superare questa crisi drammatica che dura da cinque anni – afferma il segretario provinciale della Fim-Cisl Claudio Mattiello – Nella nostra provincia il terremoto e le esondazioni dei fiumi hanno causato ulteriori difficoltà alle imprese e ai lavoratori, ma non ci siamo arresi e forse possiamo cominciare a guardare al futuro con un po’ di fiducia e ottimismo in più rispetto a ieri. Infatti il ricorso alla cassa integrazione, sia pure ancora alto, è in calo rispetto al periodo 2009-2012». Per Mattiello le aziende devono investire in ricerca, sviluppo e innovazione, ma anche il sindacato deve uscire da una logica di contrattazione puramente rivendicativa e proporre piattaforme innovative che possano favorire la ripresa economica e dell’occupazione. Il segretario dei metalmeccanici cislini sottolinea che nella nostra provincia le persone in cerca di lavoro sono oltre 20 mila (contro le 17 mila del 2009), con un tasso di disoccupazione che sfiora il 6 per cento, cioè quasi il doppio del dato storico (3-3,5) che ha sempre caratterizzato il nostro territorio. «Ricordo anche – aggiunge Mattiello – che i lavoratori modenesi ultra 50 enni iscritti nelle liste di mobilità sono passati dai 3.800 del 2009 agli 8.560 del 2013. È una platea debole per la quale bisogna mettere in campo politiche attive del lavoro che comprendano la riconversione e riqualificazione professionale. Noi della Cisl chiediamo da tempo un patto di comunità che coinvolga istituzioni, imprese, banche e sindacati per ricreare condizioni di benessere e sviluppo. Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità, come già dimostrato facendo accordi con le aziende a livello locale e nazionale. È giunto il momento che lo facciano anche altri, a partire dalla Fiom, alla quale – conclude il segretario provinciale della Fim-Cisl – chiediamo di tornare a fare sindacato nell’interesse dei lavoratori che rappresentiamo».