Quali consumi per lo spettacolo in tempo di crisi? E come le difficoltà economiche stanno condizionando il mercato del lavoro nello spettacolo in Emilia Romagna? Cala la proposta spettacolare ma cresce la spesa, mentre l’occupazione culturale riflette gli effetti della crisi.
Sono i dati salienti contenuti in due studi che verranno presentati domani, mercoledì 20 novembre, a Bologna nella sede della Regione, nel corso di una giornata a cura dell’Osservatorio dello Spettacolo della Regione Emilia-Romagna. L’Assessorato regionale alla Cultura propone dunque i risultati di due progetti di ricerca realizzati nel 2013, che affrontano temi di particolare attualità: le ricadute della crisi economica sulla produzione e sul consumo di spettacolo; l’occupazione e il mercato del lavoro.
La giornata di studio
I lavori, che si terranno nell’Auditorium di viale Aldo Moro 18, saranno suddivisi in due sessioni, una per ciascun progetto.
La prima, aperta alle ore 10,30 dall’assessore regionale alla Cultura, Massimo Mezzetti, si intitola “Produrre e frequentare lo spettacolo in tempo di crisi”. Sarà incentrata su un’analisi di tipo economico sviluppata per l’Osservatorio da Michele Trimarchi e da una ricerca di tipo qualitativo che ha coinvolto, oltre ad un campione rappresentativo del pubblico, i rappresentanti di 19 imprese regionali dello spettacolo dal vivo e del cinema.
La seconda sessione (dalle ore 14) tratterà il tema “Occupazione e mercato del lavoro nello spettacolo in Emilia-Romagna”, affrontando più ambiti: i dati statistici, il rapporto tra formazione universitaria e mercato, una comparazione con il sistema francese, gli aspetti contrattuali (questione, quest’ultima, dai forti riscontri operativi).
La prima ricerca: produrre e frequentare lo spettacolo
Lo studio fornisce un’analisi sugli effetti e le ricadute della crisi economica dal 2008 nei confronti del sistema dello spettacolo dell’Emilia-Romagna.
Inevitabilmente, la crisi economica si ripercuote in misura notevole sulle scelte e sui comportamenti delle famiglie, con un’inevitabile contrazione della spesa quotidiana e un conseguente riequilibrio tra le diverse voci di spesa.
La ricerca è stata in parte realizzata attraverso focus group che hanno coinvolto i rappresentanti di diciannove imprese della regione attive nel cinema e nello spettacolo dal vivo e un campione di spettatori effettivi.
Dalle imprese emerge tra l’altro che hanno ridotto il numero delle produzioni e delle tournée ma hanno posto in primo piano la salvaguardia della qualità delle produzioni; rivelano altresì conseguenze negative sul piano professionale con la riduzione o il contenimento del numero dei lavoratori.
Per quanto riguarda gli spettatori, dai focus group emerge l’immagine di un consumatore consapevole e informato: la crisi lo ha portato a ridurre i consumi personali e familiari, ma cerca di mantenere un buon livello di vita scegliendo con attenzione e criterio. Considera la cultura un valore e quindi una priorità.
I dati statistici confermano quanto risulta dalla ricerca. Per quanto riguarda lo spettacolo dal vivo, nel quinquennio 2007-2011 le recite sono calate del 14%, da 18.374 a 15.797, mentre il pubblico ha visto una flessione molto contenuta, lo 0,6%, da 3.089.800 a 3.069.800 biglietti. E’ invece aumentata la spesa del 18,9%, da 45.426.000 a 54.015.900 euro. Le stesse linee di tendenza si registrano nel cinema: il pubblico è calato del 3,5%
Premesso che non è comparabile il numero delle rappresentazioni, i biglietti sono passati da 11.677.100 a 11.265.800, mentre la spesa del pubblico è aumentata del 6%, passando da 67.690.700 a 71.734.800 euro.
La seconda ricerca: occupazione e mercato del lavoro nello spettacolo
La crisi economica che sta attraversando l’Europa incide ineluttabilmente sull’occupazione culturale; alcuni settori come lo Spettacolo, sono colpiti in maniera evidente da tale processo. Non di meno, la Commissione europea vede proprio nella Cultura uno dei punti di forza per lo sviluppo. L’insieme delle attività che fanno capo a tale area rappresenterebbe a livello europeo il 4,5% del Pil e occuperebbe 8,5 milioni di persone.
Nell’Europa dei 27, la percentuale dei lavoratori attivi in ambito culturale è pari al 2,7%; l’Italia si attesta sull’1,1%, classificandosi tra gli ultimi posti della classifica capitanata da stati come la Svezia con un 2,3% e la Germania con un 2,2% (Eurostat).
Lo studio analizza lo stato dell’occupazione dello Spettacolo in Emilia-Romagna attraverso una lettura degli andamenti sviluppatisi nell’arco del decennio 2002-2011.
Considerando solo lo Spettacolo, i dati riferiti all’Emilia-Romagna forniscono un quadro articolato, in massima parte in linea con gli andamenti nazionali. Nel 2011 (ultimo anno rilevato dall’Inps/Enpals), in Emilia-Romagna i lavoratori dello spettacolo dal vivo erano 7.066, con un calo rispetto al 2002 superiore al 20%, ma concentrato sugli artisti del settore della musica e della danza. Sono viceversa aumentati i lavoratori del settore teatro e tra questi in particolare le figure dell’area organizzativa (+26,8%).
Degli occupati, quelli a tempo indeterminato (con riferimento agli enti finanziati dalla Regione), sono solo il 21%.
Il cinema nel 2011 poteva contare su un totale di 2.005 addetti, con un incremento superiore al 30% rispetto al 2002. Complessivamente i lavoratori dello spettacolo hanno prodotto nel 2011 un reddito pari a 73.730.000 euro.