In Emilia-Romagna, al 30 giugno 2013 le imprese attive giovanili sono risultate 35.142, solo l’8,3 del totale delle aziende regionali. La crisi economica e la restrizione del credito continuano a incidere duramente. Rispetto alla stessa data dello scorso anno ne sono andate perdute 2.023 (-5,4 per cento). Nello stesso periodo in Italia le imprese giovanili hanno subito una contrazione meno ampia (-4,6 per cento) e sono 551.935, pari al 10,6 per cento del totale.
È quanto si deduce dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio di fonte InfoCamere elaborati dal centro studi e ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna.
La crisi ha ridotto le imprese giovanili in tutte le regioni italiane. Le flessioni più rilevanti si sono registrate in Sardegna (-7,1 per cento), Piemonte (-6,1 per cento), Marche e Toscana (-6,0 per cento in entrambe). La caduta è risultata più contenuta in Basilicata (-0,8 per cento), nel Lazio (-2,0 per cento) e in Valle d’Aosta (-2,5 per cento).
La forma giuridica
Le imprese giovanili sono costituite per la gran parte da ditte individuali, il 79,3 per cento, che comprendono una quota consistente di imprese cosiddette “marginali”, strutturalmente deboli e particolarmente soggette alla congiuntura negativa e alla disponibilità del credito. Infatti, la riduzione delle imprese giovanili è principalmente da attribuire alla loro pesante flessione (-1.693 unità, -6,7 per cento). La contrazione è stata però molto più intensa per le società di persone (-11,1 per cento, pari a 417 unità). Con un andamento opposto, le società di capitale hanno messo a segno un incremento del 2,6 per cento, mentre le cooperative e i consorzi sono leggermente diminuite (-0,2 per cento).
Settori di attività economica
La riduzione delle imprese giovanili è stata determinata soprattutto dal crollo nelle costruzioni (-1.230 unità, -10,9 per cento), un settore in grande difficoltà. Notevoli contributi sono poi venuti dal forte calo delle attività manifatturiere (-8,9 per cento, -268 unità) e dalla contrazione delle imprese del commercio (-166 unità, -1,9 per cento), che risente della debolezza dei consumi. L’ampiezza relativa della riduzione è stata notevole per le attività immobiliari (-13,9 per cento).