Nei primi mesi del 2013 in Italia si conferma il trend negativo dei pagamenti commerciali: migliorano leggermente i buoni pagatori ma, al contempo, continua ad aumentare il numero di imprese che saldano le fatture con ritardi superiori ai 30 giorni.
All’interno di questo preoccupante scenario, l’Emilia Romagna si distingue in positivo. Le sue imprese, infatti, si confermano le più virtuose del Paese con il 53,8% di pagamenti alla scadenza, percentuale superiore sia alla media italiana (45,9%) sia a quella del Nord Est (50,7%). Al contempo l’Emilia Romagna esibisce una performance nei ritardi superiori ai 30 giorni migliore della media nazionale (7,6% del totale contro l’11,1% dell’Italia).
Tuttavia, dall’analisi del trend si osserva che, seppur i pagamenti puntuali in Regione sono migliorati rispetto al 2010, nello stesso periodo i ritardi oltre i 30 giorni sono cresciuti del +61,7%, a dimostrazione che anche in Emilia-Romagna in questi ultimi anni sono drammaticamente aumentate le difficoltà delle imprese a onorare gli impegni assunti entro i termini concordati.
È quanto si evince dallo Studio Pagamenti 2013 realizzato da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information, che ha analizzato i comportamenti di pagamento delle imprese emiliano-romagnole.
Entrando maggiormente nel dettaglio la province più virtuose sono risultate essere quelle di Reggio Emilia, Modena e Parma, che rispettivamente pagano alla scadenza nel 56,2%, nel 55,8% e nel 55,2% dei casi. Seguono Forlì e Cesena (54,1%), Bologna (53,6%), Piacenza (53,5%), Ferrara (52,6%), Rimini (51,3%) e Ravenna (49,8%). In tutte le province la performance risulta migliore rispetto alla media nazionale.
Per quanto riguarda le performance registrate in relazione alla dimensione aziendale, dallo Studio di CRIBIS D&B emerge che le Microimprese si caratterizzano, da un lato, per la più alta concentrazione nella classe di pagamento alla scadenza (59% del totale) ma, dall’altro, anche per la maggior quota di ritardi superiori ai 30 giorni (8,1%). Situazione opposta per le imprese di Media e Grande dimensione con meno imprese puntuali e anche meno ritardi. Ad esempio, il 18,6% delle Grandi è puntuale ma solo il 4,7% ritarda oltre i 30 giorni.
A livello settoriale, infine, lo scenario in Regione appare sostanzialmente simile alle dinamiche rilevate su scala nazionale: i comparti del Commercio al Dettaglio e quello dei Trasporti e Distribuzione mostrano le maggiori criticità nei ritardi superiori ai 30 giorni medi (con percentuali pari rispettivamente al 11,6% e all’8,1% del totale). Per quanto riguarda invece le imprese più virtuose, le migliori performance si riscontrano nel dell’Agricoltura, Foreste, Caccia e Pesca (60,6% di pagamenti puntuali) e nei Servizi Finanziari (59%).
“Nel nostro Studio abbiamo registrato delle dinamiche che in questi ultimi anni hanno caratterizzato in modo significativo la vita delle imprese – commenta Marco Preti, Amministratore De- legato di CRIBIS D&B -. Prima di tutto continua il processo di istituzionalizzazione dei ritardi nei pagamenti commerciali, cioè la trasformazione dei ritardi in termini contrattuali: le imprese non vogliono perdere clienti e fatturato e quindi concedono qualcosa nei termini di pagamento. Secondariamente alcune imprese non riescono più a stare sul mercato e ritardano oltre modo il saldo delle fatture. Basti pensare all’andamento dei fallimenti, aumentati del 65% rispetto al 1° trimestre 2009, con quasi 40 imprese fallite al giorno. Nonostante alcuni segnali di timido miglioramento non bisogna però abbassare la guardia in quanto rimane ancora rilevante il numero di imprese che non onorano gli impegni entro i termini contrattuali”.
“Negli ultimi anni però le imprese italiane hanno messo sempre più la gestione dei pagamenti al centro della propria gestione finanziaria – conclude Preti – e hanno investito in strumenti come quelli messi a disposizione da CRIBIS D&B, che consentono di intercettare tempestivamente i segnali deboli di deterioramento dell’affidabilità dei propri partner, di mantenere sotto controllo la capacità del proprio portafoglio clienti di generare ricavi, di intervenire in modo efficace con azioni di prevenzione e limitazione del rischio e, soprattutto, di fare previsioni sui propri flussi di cassa. Un’operazione, questa, non a costo zero ma che riteniamo potrà portare benefici concreti an- che dopo la fine della crisi”.