Iniziato con un test d’ingresso mercoledì 28 settembre 2011, i corsi di Ero straniero, il progetto di alfabetizzazione ed educazione civica per immigrati adulti si sono conclusi nel corso della prima settimana di giugno 2012.
Per la sua seconda edizione l’iniziativa ha fatto registrare diversi incrementi, confermando un successo ed un’efficacia davvero notevoli nel costruire una concreta integrazione, giorno per giorno, sul campo. Nato dalla collaborazione tra quattro realtà le quali, pur diverse tra loro per storia e appartenenza – Cooperativa sociale Il Mantello, Azione Cattolica (ACI), Unione Donne in Italia (UDI) e Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (MASCI) – hanno saputo confrontarsi e sviluppare un progetto comune di grande portata, Ero Straniero è stato realizzato con il fondamentale contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Fondazione Casa del Volontariato, Consulta del volontariato ‘C’ di Carpi, Commissione Pari Opportunità e con il patrocinio del Comune di Carpi.
Già la durata dei corsi rappresenta una novità: se la prima edizione si era svolta per un semestre, da gennaio a giugno 2011, la durata della seconda corrisponde a quella di un normale anno scolastico. Le lezioni si sono svolte presso la Casa del Volontariato di via Peruzzi, che ha messo gratuitamente a disposizione le sue sale riunioni, presso l’Istituto superiore ITI Da Vinci e il Centro sociale – orti T. Righi. Anche il numero dei corsi – la frequenza dei quali andava dalle 2 alle 4 ore settimanali – ha registrato un incremento, passando da nove a undici, con le ore di alfabetizzazione aumentate da 360 a 770. Se il numero di iscritti resta invece sostanzialmente stabile – da 196 a 200 persone – si registra invece un consistenete aumento della partecipazione femminile – da 110 a 137, con un più 27% – mentre la percentuale maschile passa da 86 a 63 unità. I docenti – insegnanti in pensione che hanno prestato il loro servizio in assoluta gratuità – sono stati, per questo ‘anno scolastico’, 32 (rispetto ai 30 della prima edizione) mentre il numero complessivo di volontari coinvolti nel progetto hanno raggiunto la considerevole cifra di 50 unità.
Un’attenzione particolare merita poi l’analisi delle nazionalità che hanno partecipato ad Ero Straniero: con 28 nazioni rappresentate rispetto alle 24 della prima edizione, si può proprio dire che il progetto si è rivelato un vero e proprio ‘mondo’ in miniatura, con un coacervo di culture, etnie, lingue, stili di vita ed abitudini differenti che hanno potuto così confrontarsi e stare insieme. Ero Straniero non è stata così soltanto una ‘scuola’ di lingua italiana, ma un vero e proprio laboratorio di convivenza e conoscenza reciproca. La parte più consistente dei corsisti è stata rappresentata da cittadini di origine pakistana – 71 persone, il 36% del totale – seguiti dal Marocco – 20 unità, 10% del totale – e dal Ghana – 16 individui. Dato abbastanza sorprendente data la fama di ‘chiusura’ di questa comunità, ai corsi hanno partecipato anche 15 persone di origini cinesi. Tuttavia nel novero delle nazioni non mancavano Canada, Cile, Repubblica Domenicana, Burkina Fasu, Moldavia e Nigeria.
Numeri e risultati davvero ragguardevoli, se si pensa come Ero Straniero non si strutturi soltanto attraverso le classiche lezioni frontali, ma anche con veri e propri laboratori ‘sul campo’, intendendo con questo il fatto che i partecipanti hanno imparato anche a confrontarsi con le situazioni di ogni giorno come la spesa, l’educazione stradale e quella sanitaria.
Un progetto concreto, solido e che sicuramente possiede i margini per ulteriori, interessanti sviluppi. Una scommessa vinta, che rappresenta un fiore all’occhiello per tutti i volontari, le associazioni e gli enti che in essa hanno creduto sin dall’inizio. La prova provata che integrazione, accoglienza e convivenza si costruiscono a partire da confronto e impegno quotidiani: perché è a partire dall’oggi che si gettano le basi per la società di domani. A dimosrazione, poi, del fatto che Ero straniero rappresenta qualcosa di più simile ad una famiglia che a una scuola lo testimonia il fatto che, in questi giorni così travagliati, lo staff del progetto sta cercando di contattare tutti gli iscritti per sapere se stiano bene e, nel caso, se necessitino di qualche aiuto o informazione.