In Italia si celebra oggi la Giornata Internazionale della donna. L’iniziativa è per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, ma anche le discriminazioni e le violenze cui sono ancora oggetto in molte parti del mondo. In occasione dell’8 Marzo 2012 abbiamo voluto dedicare uno spazio alla voce delle donne che dedicano il loro tempo anche alla vita politica della città. Di seguito riportiamo in ordine casuale gli interventi e abbiamo aperto i commenti per dare spazio a chiunque voglia intervenire sull’argomento.
Francesca Gottardi (Gruppo misto)
L’8 Marzo di ogni anno, come consuetudine,si celebra la Giornata Internazionale della Donna.
Come riportato sul sito delle Nazioni Unite (fonte ufficiale), durante la celebrazione dell’International Women’s Year del 1975, l’Assemblea Generale stabilì di fissare la ricorrenza proprio il giorno 8 Marzo.
Non tutti sono a conoscenza però della vera “storia” della Festa della Donna,erroneamente attribuita ad un incendio in una fabbrica di New York.
Correva l’anno 1908: <negli Stati Uniti, la socialista Corinne Brown causa l’assenza dell’oratore ufficiale designato, presiedette , il 03 Maggio, la conferenza dal Partito socialista di Chicago (che si teneva ogni domenica). Quella conferenza, a cui tutte le donne erano invitate, fu chiamata «Woman’s Day», il giorno della donna. Si discusse infatti dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne.>
<Quell’iniziativa non ebbe un seguito immediato, ma alla fine dell’anno il Partito socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali «di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 per l’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile». Fu così che negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 28 febbraio 1909.>
<Mentre negli Stati Uniti continuò a tenersi l’ultima domenica di febbraio, in alcuni paesi europei – Germania, Austria, Svizzera e Danimarca – la giornata della donna si tenne per la prima volta il 19 marzo 1911. In Francia la manifestazione si tenne il 18 marzo 1911, data in cui cadeva il quarantennale della Comune di Parigi[2]. In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d’Italia, che volle celebrarla il 12 marzo, in quanto prima domenica successiva all’8 marzo. (data indicata come l’inizio della «Rivoluzione russa di febbraio).>
L’8 Marzo nacque per ricordare le conquiste sociali, politiche,economiche e in termini di lavoro delle donne. Questa ricorrenza è importante per far emergere situazioni di sfruttamento e costrizione sociale e culturale in cui versano ancora oggi donne di troppi paesi al Mondo.
In Italia, la Festa della Donna è da tempo pretesto per scontri politici sull’opportunità o meno di potenziare il sistema delle quote di genere,comunemente denominate “quote rosa”.
La legge 12 luglio 2011, n. 120, ultima fra quelle emanate a sostegno delle quote rosa nelle aziende private quotate in borsa, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 174 del 28 luglio 2011 stabilisce che <qualora la composizione del consiglio di amministrazione risultante dall’elezione non rispetti il criterio di riparto previsto dalla legge (il 20% circa), la Consob diffida la società interessata affinché si adegui a tale criterio entro il termine massimo di quattro mesi dalla diffida; in caso di inottemperanza alla diffida, la Consob applica una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 100.000 a euro 1.000.000, secondo criteri e modalità stabiliti con proprio regolamento e fissa un nuovo termine di tre mesi ad adempiere; in caso di ulteriore inottemperanza a tale nuova diffida, i componenti eletti decadono dalla carica>.
Pensare che nel 2012 alle aziende italiane serva una normativa che regolamenti le assunzioni delle donne al ruolo di consiglieri di amministrazione lascia perplessi.
Perché rende evidente la situazione di arretratezza in cui versa la nostra patria. Abbiamo il più basso tasso di dirigenti donne (in quasi tutti i settori) a fronte di un altissimo livello di scolarizzazione femminile.
La cosa peggiore dell’istituzione delle quote rosa è che sono promosse per far credere alle donne di averne bisogno; e le italiane ci credono. Credono di meritare il posto in un consiglio di amministrazione in quanto donne e non perché oggettivamente in possesso di competenze maggiori rispetto ad un collega di sesso maschile. Credono che Italia viga un sistema meritocratico anche nell’assegnazione degli incarichi indipendentemente dalle quota rosa. E quelle che invece sanno di meritare il ruolo che ricoprono, si fanno scudo dietro queste norme per la paura di scontrarsi con il maschilismo culturale classico dell’italiano medio.
L’unica soluzione alle differenze di genere è la crescita culturale del paese. Non siamo ancora pronti per abolire le quote rosa; in Svezia sono state le donne a chiedere l’abrogazione di queste leggi nel 2005.
Adesso per noi è tempo di cambiare il sistema dall’interno; è tempo che in Parlamento le nostre rappresentanti promuovano l’imprenditoria femminile e la parità dei doveri coniugali e domestici. E’ tempo che nelle aziende private le donne chiedano asili nido aziendali; è tempo che i padri assumano gli obblighi delle madri per permettere alle aziende di percepire le donne come risorsa e non come ostacolo all’incremento di produttività delle stesse. E’ tempo che le donne denuncino le proprie colleghe che approfittano della condizione femminile sul luogo di lavoro e che in questo modo sviliscono l’operato ed i sacrifici di tutte. E’ tempo di dimostrare che ,a volte, è meglio una donna a ricoprire un ruolo di Presidenza in un C.d.A. indipendentemente dal cognome che porta o dal marito che ha scelto. E’ tempo che in Italia faccia notizia il cervello di una donna e non la lunghezza dello spacco della gonna che indossa.
E’ tempo che le donne insegnino ai loro figli che è importante la persona ,non il genere a cui appartiene.
Cominciamo il cambiamento culturale all’interno delle nostra case e delle nostre aziende. Voglio pensare di lasciare ai miei figli un paese in cui alle donne non serviranno le quote rosa. Voglio pensare che la prossima generazione sarà formata da donne capaci e determinate a chiederne l’abrogazione.
Buona “Festa della Donna” a tutte noi.
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Anna Maria Anselmi (Lista civica)
Si fa un gran parlare dell’importanza e del ruolo delle donne nella politica, nell’economia, nelle cosiddette “stanze dei bottoni”: tutto giusto e legittimo perché sono fermamente convinta che, a maggior ragione al giorno d’oggi, la meritocrazia debba essere alla base di qualsiasi cosa; se, come spesso accade, una donna è più brava di un uomo non può essere discriminata per il suo genere.
Personalmente, però, sono convinta che la donna da sempre abbia un ruolo determinante, in un ambito che nessuno mai le potrà sottrarre: la famiglia.
La crescita, l’educazione, la formazione dei figli è di primaria importanza, non solo per un nucleo famigliare ma per l’intera società poiché loro rappresentano i cittadini di domani.
Tante donne, per scelta o per necessità, si negano questo diritto – dovere e sono convinta che la differenza si veda. Si vede nei ragazzi, nei giovani, tra quelli cresciuti con una madre presente e quelli cresciuti dai nonni o dalle “tate”. La donna, la mamma, tramanda le tradizioni, semina l’educazione e al tempo stesso la coscienza dei propri figli.
E’ per questo motivo che, l’8 marzo, io lo vedrei più come un momento speciale in cui fare emergere la storia di quelle eroine che hanno combattuto, ognuno a proprio modo, per fare emergere i diritti delle donne; una giornata per mettere l’accento su quanta fatica e quanti sacrifici si sono spesi per arrivare ad ottenere ciò che oggi pare scontato. Mi sembra riduttivo ed anche falso celebrare l’8 Marzo come la festa di tutte le donne: sembra scontato dirlo ma tutte le donne, sanno e possono trasformare ogni giorno dell’anno nella loro festa.
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Maria Cristina Vandelli (API)
Il primo pensiero per questa festa della donna va a tutte le donne coraggiose che si oppongono alle violenze, ai soprusi, alla criminalità organizzata per questo aderiamo alla proposta lanciata dal quotidiano di Calabria di dedicare questo 8 marzo a a Giuseppina Pesce, Maria Concetta Cacciola e Lea Garofalo, donne coraggiose che si sono opposte alla criminalità, arrivando a denunciare anche i propri cari e pagando prezzi altissimi, in due casi anche con la vita.
Guardando a Sassuolo il miglior modo di festeggiare la festa della donna sarebbe vedere valorizzato l’impegno, le competenze e il talento delle donne rendendo paritaria la presenza uomo/donna nella giunta comunale come recita lo Statuto all’articolo 24 “La composizione della giunta comunale deve fare riferimento al perseguimento di una rappresentanza paritaria dei sessi e, comunque, non inferiore ad un terzo per ciascun sesso”.
Raggiungere quel traguardo, in fase di stesura, fu un lungo lavoro che vide in prima linea anche l’attuale assessore alle pari opportunità Claudia Severi e fu poi votato all’unanimità da tutto il Consiglio nel quale erano presenti molti degli attuali amministratori.
Mi stupisce il silenzio delle donne in consiglio comunale, soprattutto da parte di quei gruppi politici che hanno tra i principi fondanti la parità di genere. Non mi spiego come mai non siano in prima linea per chiedere non le quote ma una valorizzazione maggiore delle donne.
Anche il primo ministro Mario Monti ha parlato dello stretto legame tra crescita e ruolo delle donne nella società. Un legame da non sottovalutare in una città come la nostra, che ha bisogno di tornare a crescere, sotto molti punti di vista.
C’è ancora molto da fare, e il mio augurio per questo otto marzo è che possa esserci maggiore consapevolezza, anche a Sassuolo, dell’importanza dell’impegno femminile e che a partire dalla politica, passando dall’economia, alle categorie sociali si possano inserire e dare fiducia in ruoli importanti a più donne e trarre così vantaggio della delicata forza e sensibilità di cui sono dotate.
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Susanna Bonettini – Giulia Pigoni – Sonia Pistoni – Carla Ghirardini – Maria Savigni (Donne gruppo consigliare PD)
Un 8 marzo per gridare, ancora una volta, drammi di donne vittime di un possesso brutale e ossessivo.
Un 8 marzo per ricordare che in Italia, ogni 3 giorni una donna viene uccisa dal proprio partner.
Un 8 marzo per denunciare come modo del lavoro, la maternità sia ancora un ostacolo alla carriera.
Un 8 marzo per condannare la politica, dove la rappresentanza femminile è ferma al 20%.
Un 8 marzo per ricordare che le donne sono ancora vittime di parametri pubblicitari desolanti.
Un 8 marzo per piangere un paese dove la parità uomo donna è sempre e solo un nobile ideale.
Un 8 marzo per ricordare che le donne sono il cuore pensante di questo mondo.
E se per una volta fossero gli uomini a denunciare la gravita di questi fatti?
La violenza e la discriminazione nei confronti delle donne, colpiscono indifferentemente tutti.
Se quest’anno e’ stato chiesto a tutte le donne del consiglio comunale di esprimere un pensiero sull’8 marzo, auspichiamo che l’anno prossimo anche gli uomini condividano con noi la drammaticità di questi problemi, espressione del disagio di tutta la societa’: non solo delle donne.
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Udi Sassuolo- Circolo Artemisia
Ecco, ci siamo: è di nuovo l’8 marzo. La nostra festa: la festa delle donne, delle madri, delle figlie, delle moglie, delle amanti …. Una festa pubblicizzata, diffusa, acclamata in tutto il mondo. Va bene, ci sta, è importante parlarne ma, una volta per tutte, sarebbe molto meglio cominciare a FARE anziché parlare. Fare cosa ? Fare in modo che si esca al più presto da questo tunnel infinito di morte e di violenza.
Tutti i giorni, a tutte le ore del giorno, donne di tutte il mondo vengono uccise, violentate, derise, perseguitate da uomini che ancora oggi, nel 2012, non hanno capito che l’ideologia della parità, della condivisione, dello scambio reciproco, del rispetto, della crescita collettiva in una “società moderna” vanno applicate e verificate e per farlo non servono parole ma solo e soprattutto fatti.
Siamo solo all’8 di marzo e in Italia sono già state uccise 26 donne. Un dato allarmante e incredibile!
In così pochi giorni così tante vittime e quasi tutte fra le mura di casa, nel “nido”.
Supereremo senz’altro un altro triste primato quello dei dati della violenza sulle donne del 2011 sul 2010: il 35% di vittime in più, un dato da brivido.
E’ importante che lo Stato e le sue istituzioni tengano costantemente sotto controllo questi fenomeni.
Uomini, se così si possono chiamare, che non riuscendo ad accettare l’abbandono, la lontananza, la mancanza di assertività e/o di sottomissione delle loro donne, mogli, compagne che vogliono vivere la loro vita non più come oggetti ma come soggetti attivi e pensanti nella coppia, si vendicano con azioni di mobbing, stalking (anche via internet), violenze fisiche, economiche e psicologiche, fino ad arrivare ad uccidere quella che, secondo loro, è la colpevole delle loro sofferenze/frustrazioni .
Uomini di tutte le età che, fragili e disturbati, non riescono ad accettare nel giusto modo le perdite e le contrarietà della vita.
Perdite e contrarietà a cui tutti dobbiamo essere preparati e, soprattutto, educati fin dall’infanzia.
Ed è proprio questo il nocciolo del problema: manca una vera educazione all’affettività ed al rispetto reciproco pianificata e insegnata a casa e a scuola fin dai primi anni della nostra vita.
Siamo nel 2012 e continua ancora ad essere un tabù spiegare, insegnare, far capire alle persone quanto sia importante la cultura all’amore e al rispetto dell’altro. Chiunque esso sia.
Basta femminicidio ! Basta infanticidio ! Basta a tutte queste vittime innocenti !
Le leggi ormai ci sono e vanno applicate. L’omertà e la paura devono lasciare il posto alla conoscenza ed alla solidarietà.
Basta alle nudità corporee superflue, alle aggressioni verbali, alle sottili persecuzioni, ai ricatti e ai soprusi, a questi dati da bollettino di guerra.
Speriamo e vogliamo una nuova realtà fatta di conoscenza e condivisione, di confronto costruttivo e parità, di cultura della pace per la pace. Uomini, donne, bambini tutti insieme allo stesso livello.
E questo è quello che noi oggi auguriamo a tutte le donne in Italia e nel mondo: un futuro diverso pieno d’amore e di rispetto senza più martiri della violenza.
Un’utopia ? Sperare non è mai stato un peccato, credere in un futuro migliore un grande valore interiore.
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Cristiana Nocetti (Assessore con delega ai Giovani, Tutela ambientale, Risparmio energetico)
È possibile nel 2012 in un paese che si ritiene civile come il nostro parlare ancora di parità tra i sessi o chiedersi se le donne siano migliori degli uomini? E chi è il vero nemico della donna? Partiamo dal messaggio culturale che predomina ahimè nel nostro bel paese, un esempio recente su tutti: chi non avrà letto e visto in prima pagina su tante testate di quotidiani anche prestigiosi e reti televisive nazionali il primo piano della famigerata “farfallina” della soubrette Belen (ovviamente trattasi di tatuaggio) ben esposta in zona quasi off limit. Bene per giorni i mass media si sono chiesti se la soubrette indossasse la biancheria intima…una questione direi di natura esistenziale, da non dormirci la notte (e permettetemi il tono amaramente ironico….)
Per non parlare poi delle battaglie civili e culturali (ovviamente giuste) per le quali molte donne si spendono anche nel nostro paese, ad esempio quella contro l’imposizione del burqa. Tutto giusto, assolutamente condivisibile. l’amarezza e lo sdegno mi assalgono quando penso che ci sono culture che relegano la donna a mero oggetto senza diritti, nascondendola quasi per negare la propria esistenza dietro a veli che ne annullano l’identità; altre culture invece la preferiscono esibita in televisione o sui giornali e possibilmente in questo caso con pochi veli. Quale conclusione possiamo trarne: coperte per imposizione o scoperte per cultura o per comodo, il messaggio che passa paradossalmente sembra possedere lo stesso un unico comune denominatore..
Poi c’è l’annoso problema delle quote rosa, quasi come se la donna fosse un genere da tutelare e di cui garantirne la presenza con quote prestabilite e questo vale nel mondo della politica come in altri ambiti lavorativi; ma mica siamo una specie da proteggere in via di estinzione!. Ho sempre pensato in modo naturale ed istintivo fin da giovanissima che una persona andasse valutata per i propri meriti, la propria professionalità e le proprie capacità oltre che per l’impegno profuso in un progetto lavorativo o di vita personale al di là dal mero concetto di appartenenza di sesso o di genere, bisognerebbe convincere anche certi signori..
Mentre ci si impegna per garantire le famigerate quota rosa, nel nostro civilissimo paese ancora oggi molte donne prima di firmare un contratto di assunzione, sono costrette a firmare le proprie dimissioni in bianco nel caso in cui decidessero legittimamente di avere un figlio.
Poi ci sono quelle che davvero si fanno il mazzo, quelle che non hanno famiglie importanti alle spalle o altri benefit, e riescono a farsi strada tra mille peripezie raggiungendo traguardi lavorativi e posizioni apicali di prestigio, e anche in questo caso c’è sempre qualcuno che si chiede da chi avranno avuto la così detta “spintarella”; ci sono le brave ( e io ne conosco tante) ma che non hanno Santi in paradiso, o meglio in terra e vedranno qualcuno più “segnalato” di loro che senza dover neppure spintonare troppo riuscirà a prevaricare , perché il vero problema del nostro paese, è e riamane la mancanza di meritocrazia.
E allora colgo l’occasione per fare gli auguri di un 8 marzo un po’ cattivello (ma auspico abbiate colto il senso delle mie parole) a tutte le ragazze che resistono nonostante tutto, a tutte le lavoratrici dell’azienda OMSA che ha deciso forse senza troppi rimorsi di dislocare l’attività all’estero, a mia madre che mi ha insegnato che non esistono uomini o donne ma persone da rispettare.
Buon 8 marzo care ragazze di tutte le età, fatevi valere!