Ratifica immediata della Convenzione del Consiglio d’Europa contro le discriminazioni di genere più fondi per i Centri anti-violenza per contrastare il femminicidio, un “fenomeno che in Italia uccide più della mafia”. È quanto chiede il Coordinamento delle pensionate dello Spi-Cgil Emilia-Romagna alla vigilia della Giornata delle donne dell’8 marzo.

“È un triste 8 marzo quello che ci apprestiamo a festeggiare per i tragici episodi che coinvolgono tre donne assassinate dai loro ex compagni, accecati dalla gelosia e incapaci di accettare la separazione, il rifiuto” dice Gabriella Dionigi, coordinatrice regionale delle pensionate dello Spi-Cgil, ricordando i recenti fatti di cronaca: la carneficina di Brescia per mano dell’uomo che uccide la ex moglie, il suo compagno, la figlia e il fidanzato della figlia. A Verona il marito che per gelosia strangola la moglie e poi si costituisce. “E ancora a Piacenza, nella nostra regione, una donna perseguitata dall’ex compagno, che aveva già denunciato per stalking, viene da lui freddata per strada, mentre si reca al lavoro”.

Il femminicidio è una discriminazione violenta e di genere, contro donne colpevoli solo per “aver fatto la scelta di essere se stesse, non come le vuole il loro carnefice – continua Gabriella Dionigi –. Le donne uccise dalla violenza da parte del partner o dell’ex partner in Italia sono passate da 101 del 2006 a 127 del 2010: sono più delle morti per mafia negli stessi anni e molte violenze non vengono nemmeno denunciate”.

La violenza domestica, aggiunge Gabriella Dionigi, “spesso non è percepita come un reato e siamo in presenza di un quadro giuridico frammentato e inadeguato sul versante delle sanzioni e del risarcimento delle vittime e dei figli superstiti”. Per questo il Coordinamento delle pensionate dello Spi Emilia-Romagna chiede a Governo e Parlamento di ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne e alla violenza domestica, firmato lo scorso maggio da dieci Stati europei.

“Le pensionate dello Spi condividono e si uniscono alla richiesta di diverse associazioni di donne che ne chiedono l’immediata ratifica – conclude Gabriella Dionigi –. Riteniamo urgente, sia sul piano legislativo, ma ancor prima su quello culturale, di individuare concrete politiche contro ogni discriminazione, assegnare più fondi ai Centri anti-violenza e riconoscere piena dignità alle donne, difendendo il loro diritto di vivere, il loro diritto di scegliere e oggi più che mai il loro diritto al lavoro”.