(Adnkronos/Ign) – ”Sto bene. Sono ancora in viaggio devo ancora incontrare la mia famiglia, sto ritornando adesso a casa. Ci sono state situazioni particolari ma compatibilmente con quello che succedeva sono stato trattato abbastanza bene”. E’ quanto ha detto Francesco Azzarà, volontario di Emergency rapito in Darfur e liberato ieri dopo 124 giorni di prigionia, intervenuto in collegamento telefonico a “Che tempo che fa”, in onda questa sera. Ospite della puntata Gino Strada. ”Sono rimasto sorpreso dalla solidarietà espressa da tutte le persone, dai manifesti nelle varie città, quello che hanno fatto le persone a me vicine e anche le persone che neanche mi conoscono. Non sono abituato a questo caratterialmente”, ha aggiunto.
A Fabio Fazio che lo ringraziava per il suo impegno, Azzarà ha risposto: ”faccio una cosa che qualsiasi altra persona avrebbe fatto, nulla di speciale”.Dopo l’arrivo in Italia, sbarcato a Roma, Francesco Azzarà è stato portato in una caserma dei Ros per essere ascoltato dai carabinieri e dal pm Elisabetta Cennicola. Ora sta rientrando in Calabria. Oltre ai suoi parenti, sono tantissime le persone assiepate all’aeroporto Tito Minniti di Reggio Calabria. Ad accoglierlo sarà uno striscione con la sua foto e la scritta ‘bentornato Francesco’. Presente anche il sindaco di Motta San Giovanni Paolo Laganà: “Oggi ci sarà una prima festa d’accoglienza mentre la vera festa sarà organizzata tra Natale e Capodanno”. I genitori Santino Azzarà e Fortunata Legato, invece, aspetteranno il figlio in una stanza riservata. “Quando abbiamo sentito Francesco è stato lui a chiedere a noi come stavamo. Non si preoccupava di lui, ma di noi e ha chiesto alla sorella se eravamo in grado di parlare per l’emozione”, ha detto Fortunata Legato, mamma di Francesco raccontando il primo contatto telefonico avuto con il figlio. Quando arriverà a casa, ha aggiunto, “non gli faremo domande sui brutti ricordi, parlerà lui soltanto se vuole” sta partecipando insieme al marito .
La madre del volontario che con il marito sta partecipando ad un evento dell’Ordine dei medici di Reggio Calabria per ritirare un premio riservato proprio al figlio, ha confessato di non essere mai stata d’accordo sulla missione del figlio, ma poi ha ceduto: “Non volevo che partisse perché sentivo un certo pericolo, ma quando ha deciso di andare lo stesso in Sudan per aiutare i bambini di quel paese, gli ho detto che il Signore lo avrebbe guidato”. Questa sera nessun festeggiamento particolare perché Francesco Azzarà, hanno riferito i genitori, è molto stanco. “Gli preparerò un letto comodo -ha spiegato la madre- perché non so in questi 4 mesi dove ha dormito”.Intanto fonti della sicurezza sudanese citate dal sito ‘Sudanese Media Center’ rivelano che la liberazione del cooperante “è avvenuta giovedì” in una “operazione di intelligence” che “non ha fatto vittime” e senza pagamento di riscatto.Secondo il sito, vicino all’intelligence di Khartoum, l’operatore di Emergency era “tenuto prigioniero nelle aree montuose di Jabal Marra”, nel Darfur Occidentale, che dista circa 200 km dalla città di Nyala, capitale del Darfur orientale dove era stato rapito il 14 agosto, mentre era diretto in aeroporto. “Non è stato pagato alcun riscatto”, hanno sottolineato le fonti di sicurezza, confermando “l’arresto dei sei rapitori, che saranno processati”.