Lo statuto più antico è quello dei fabbri, che risale al 1244, mentre dal 1327 è testimoniata la presenza di corporazioni di arti e mestieri per quasi tutte le attività economiche dell’epoca: dai giudici ai cartai, dai navigatori ai salaroli, venditori di sale, come documenta lo Statuto cittadino conservato all’Archivio storico del Comune di Modena. Il viaggio alla scoperta degli antichi mestieri, tra preziosi documenti storici e raffinate miniature, è la proposta culturale dell’Archivio per le mattine d’estate fino al 4 agosto. La mostra “I codici delle arti e corporazioni e dei collegi professionali” è aperta da lunedì a venerdì dalle 9 alle 12.45 nella prima sala dell’Archivio, nella sede di viale Vittorio Veneto 5, all’interno del Palazzo dei Musei. L’ingresso è gratuito.
Con lo sviluppo del nucleo urbano, intorno alla fine del secolo XI, le arti e i mestieri, non più costretti nel chiuso sistema economico delle corti medioevali, trovano nuovo impulso e nuovo vigore: la città è il centro della vita civile, intellettuale ed economica, è il luogo dove si tengono i mercati, nel quale convergono gli ambulanti e si concentrano tutte le attività commerciali e artigiane del distretto di Modena.
Dapprima si organizzano in corporazione i mercanti, poi i banchieri e più tardi gli altri lavoratori e artigiani. Le norme consuetudinarie, che nella fase primitiva reggono la vita delle corporazioni, diventano ben presto insufficienti. L’accrescersi dell’organizzazione corporativa impone la formazione di statuti sul modello di quelli comunali. Ogni arte ha un suo particolare statuto nel quale sono raccolte le regole che devono assicurare il retto esercizio dell’arte stessa, salvaguardare gli interessi egli associati e la buona qualità dei prodotti. Questi statuti sono sottoposti all’approvazione dell’autorità comunale per tutelare gli interessi dei cittadini.
Il Comune vigila sulla vita e sull’organizzazione cittadina, attestando nei propri documenti ufficiali l’esistenza di numerose corporazioni: giudici, notai, fabbri e orefici, macellai, sarti, banchieri, pescatori, salaroli, navigatori, lavoratori di pelli, cartai, lavoratori del bixello, della lana, del lino, stracciaroli, venditori di spezie, merciai, barbieri, tavernieri, albergatori e fornai, falegnami, muratori e tessitori. Le corporazioni modenesi erano rette da “massari”, in genere due, uno dei quali esercitava funzioni di tesoriere. L’Archivio, nella sua duplice funzione di fondamento per la certezza e la trasparenza dell’azione amministrativa e conservazione del patrimonio storico, propone con questa mostra e altre iniziative una testimonianza della vita pubblica del passato. Continua infatti, sotto i portici di via Emilia centro la mostra di grida e manifesti d’epoca risalenti al periodo dell’Unità d’Italia, promossa dall’Archivio insieme ad alunni e insegnanti di 12 classi delle scuole cittadine. Il tratto di via Emilia tra piazza Torre e piazzetta delle Ova ospita manifesti emessi dal Comune in occasione della visita a Modena di re Vittorio Emanuele II, avvenuta 151 anni fa o della proposta di rendere omaggio a Giuseppe Garibaldi con un “dono nazionale”.