Si è concluso con una doppia bocciatura il lungo dibattito sulle due proposte di delibera relative al servizio idrico, avvenuto ieri, lunedì 20 settembre, in Consiglio comunale a Modena. La proposta di deliberazione del consigliere Vittorio Ballestrazzi di Modenacinquestelle.it, sulla quale la Commissione ha espresso parere negativo, chiedeva di inserire nello Statuto comunale una formulazione che definisse il servizio idrico integrato “pubblico, locale privo di rilevanza economica”. Hanno votato a favore anche Idv e Modena nuova. Si sono espressi in modo contrario Pd, Pdl e Lega nord e si sono astenuti Mpa, Pier Luigi Taddei della Lega nord e Franca Gorrieri, Giulia Morini ed Elisa Sala del Pd.

La proposta di deliberazione del Partito democratico, presentata dal capogruppo Paolo Trande, sulla quale la Commissione competente si era espressa a favore, chiedeva di inserire nello Statuto il riferimento a “l’inalienabile proprietà pubblica delle reti idriche” e alla necessità di adottare atti che perseguano l’effettiva rispondenza del servizio idrico locale all’interesse pubblico e all’utilità generale”. Si sono espressi contro Modenacinquestelle.it, Lega nord, Modena nuova e Pdl; hanno votato a favore Pd e Mpa. La proposta non è passata perché per modificare lo Statuto in prima istanza è necessario il voto favorevole di almeno due terzi dell’Aula; la proposta potrà essere però ripresentata entro 30 giorni e, in seconda istanza, approvata con il 50% più uno dei voti.

Respinto (con il voto favorevole del solo proponente) anche l’ordine del giorno presentato in corso di seduta da Ballestrazzi, in cui si dichiarava “pieno appoggio” ai quesiti referendari. Approvato, invece, anche con l’appoggio di Modenacinquestelle.it e il voto contrario di Pdl e Lega nord, quello presentato dal Pd, che parla di “apprezzamento” per i quesiti referendari.

LUNGO DIBATTITO CON SCINTILLE

Un lungo dibattito ha accompagnato la bocciatura delle due proposte di modifica dello Statuto comunale sul servizio idrico.

Mauro Manfredini (Lega nord) ha sottolineato che “il decreto Ronchi riafferma la piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche e si limita ad imporre agli enti locali che la gestione sia affidata con procedure di evidenza pubblica”. Della stessa idea Olga Vecchi (Pdl) che ha evidenziato, inoltre, come la facoltà di scegliere rimanga al Comune, e Adolfo Morandi (Pdl) per il quale “l’importante non è chi gestisce, ma l’efficienza, per questo si mettono in gara i gestori”. In conclusione di seduta Andrea Leoni (Pdl), commentando complessivamente il dibattito, ha parlato di “sceneggiata”.

Al contrario, secondo Eugenia Rossi (Idv) “siamo davanti ad una privatizzazione inaccettabile, poiché la legge favorisce i nuovi privati che entreranno nella gestione a scapito del pubblico”.

Per il Pd, Giancarlo Campioli ha rivendicato la validità del modello adottato in Emilia-Romagna, “con una gestione industriale efficace ed efficiente sotto una governance pubblica sovra comunale”, mentre Elisa Sala ha ricordato che “molti Paesi stanno facendo marcia indietro dopo aver sperimentato che la gestione privata non è un meccanismo adeguato ed efficiente”. Giuliana Urbelli ha denunciato “non la privatizzazione dell’acqua, ma la sua svendita” e ha ricordato che “sono state raccolte un milione e 400mila firme a sostegno dei quesiti referendari in difesa dell’accessibilità dell’acqua”. Sono 18mila le firme raccolte a Modena, come ha precisato Paolo Trande (Pd) sottolineando: “La nostra proposta è di accogliere quella protesta, differenziandoci dal punto di vista giuridico. Proponiamo di sostituire la dicitura ‘priva di rilevanza economica’, con una frase che secondo i giuristi garantisce meglio dai rischi del decreto Ronchi”. A parere di Stefano Rimini il dibattito sulla questione rischia di essere troppo ideologizzato, mentre ai cittadini dovrebbero essere forniti dati concreti: “Ricordiamoci ad esempio che se al nord gli investimenti rappresentano l’80 per cento delle promesse al sud arrivano appena al 6 per cento”.

Per l’assessore all’Ambiente Simona Arletti “la rete idrica deve rimanere di proprietà pubblica che ne affida la gestione ad un privato affidabile, possibilmente legato al territorio, ma che dovrebbe essere indirizzato e controllato dal pubblico”.

Diversamente, secondo Vittorio Ballestrazzi (Modenacinquestelle.it) la modifica dello Statuto proposta dal Pd “nulla cambia” e “la peculiarità emiliana è essere passati da un monopolio pubblico a uno privato condizionato però da certe idee politiche”. In sede di dichiarazione di voto, il consigliere si è poi scagliato contro Giulia Morini (Pd) che ha motivato la sua astensione dal voto della proposta di Modenacinquestelle.it “perché in essa non si sostanziano i punti di disaccordo con il decreto Ronchi, pur apprezzando la volontà di affermare la ripubblicizzazione dell’acqua”.

“Ma lei chi rappresenta? Nessuno, una meteora” ha replicato Maurizio Dori (Pd) a Ballestrazzi. Ingrid Caporioni ha invocato l’intervento della Commissione controllo e garanzia, esprimendo solidarietà a Morini. Franca Gorrieri (Pd) ha annunciato che si sarebbe anche lei astenuta votando “nel merito della questione, mentre l’atteggiamento del consigliere avrebbe meritato un voto contrario”. Michele Andreana (Pd), premettendo il proprio sostegno personale ai quesiti referendari, ha sottolineato l’importanza di “introdurre logiche di competitività per migliorare il servizio, senza abbassare la partecipazione pubblica per decreto”.

Dall’altra parte, Stefano Barberini (Lega nord) ha invece invocato la Commissione controllo e garanzia contro le parole usate da Dori. Sulla stessa lunghezza d’onda Andrea Galli (Modena nuova) ha condannato quello che ha definito “un atteggiamento che intende delegittimare l’avversario”.