La rassegna del cinema all’aperto di Castelvetro si arricchisce domani di una serata imperdibile in cui, prima della proiezione del film “L’uomo che verrà”, film vincitore del David di Donatello 2010. Ad intervenire sarà lo stesso regista Giorgio Diritti ed il co-sceneggiatore Giovanni Galavotti. Alle ore 21, presso il cortile della biblioteca di Castelvetro il regista autore del film rivelazione della stagione cinematografica europea risponderà alle domande del pubblico presente, seguirà la proiezione del film. L’uomo che verrà è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 22 gennaio 2010. Nella versione originale il film è in dialetto bolognese con sottotitoli in italiano. Ambientato nel 1944, racconta gli eventi antecedenti la strage di Marzabotto visti attraverso gli occhi di una bambina di otto anni. Il film è stato girato a Radicondoli in provincia di Siena e in provincia di Bologna, con un budget di 3 milioni di euro, con il supporto di Rai Cinema, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e con il contributo dello stesso Comune di Castelvettro.

Il film è stato presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2009, dove ha vinto il Marc’Aurelio d’Oro del pubblico al miglior film e il Gran Premio della Giuria Marc’Aurelio d’Argento. Ha ottenuto sedici candidature ai David di Donatello 2010, vincendo tre premi, fra cui quello per miglior film. Ha ottenuto sette candidature ai Nastri d’argento 2010, vincendo tre premi.

Nell’inverno 1943-1944 sull’appennino emiliano, la piccola Martina (Greta Zuccheri Montanari), di otto anni, vive con i genitori e con la numerosa famiglia contadina, che fatica ogni giorno per sopravvivere. Dalla morte del fratello più piccolo Martina ha smesso di parlare e questo la rende oggetto di scherno da parte dei coetanei. Tuttavia il suo sguardo sul mondo che la circonda è molto profondo: la seconda guerra mondiale arriva anche sulle sue colline ricoperte di neve, con la presenza sempre più invadente di soldati tedeschi e squadre di partigiani. Lena (Maya Sansa), la madre della bambina, resta nuovamente incinta e Martina segue con attenzione i nove mesi della gestazione, mentre le complesse vicende della guerra si intersecano con la quotidianità della vita contadina: il bucato, le ceste intrecciate nella stalla, la macellazione del maiale, gli amoreggiamenti dei giovani, la Prima Comunione.

Il fratellino di Martina nasce in casa, a fine settembre del 1944. Allo spuntar del giorno le SS arrivano nelle campagne bolognesi, mettendo in atto un feroce rastrellamento, che verrà ricordato come strage di Marzabotto: vecchi, donne e bambini vengono trucidati, dopo esser stati raccolti nei cimiteri, nelle chiese, nei casolari. Martina, che era riuscita a fuggire, viene scoperta e rinchiusa in una piccola chiesa insieme a decine di altre persone. Dopo aver chiuso le porte, i soldati tedeschi lanciano all’interno, attraverso le finestre, delle bombe a mano che fanno strage. La bambina resta miracolosamente illesa e torna a casa, trovando solo stanze vuote e silenzio: prende la cesta con il fratellino e si rifugia nella canonica di don Fornasini, uno dei parroci della zona.

La vicenda si conclude con il ritorno di Martina al casolare di famiglia, dove si prende cura del fratellino e finalmente, cantando per lui una ninna nanna, ritorna a parlare.

Nei titoli di coda si dichiara che i personaggi e le vicende del film sono frutto di finzione, mentre lo sfondo storico (la strage di Marzabotto) è reale. Tuttavia alcuni personaggi del film sono realmente esistiti: don Giovanni Fornasini, giovane parroco antifascista; don Ubaldo Marchioni, che fu ucciso davanti all’altare della chiesa di Casaglia: la pisside che teneva in mano al momento dell’uccisione si conserva ancora, con una pallottola incastrata sul fianco la donna storpia uccisa in chiesa, perché non aveva potuto ubbidire ai soldati tedeschi che le avevano ordinato di uscire subito il gruppo di ottantaquattro persone che fu realmente ucciso con le mitragliatrici nel cimitero di Casaglia il gruppo di una settantina di persone che fu realmente ucciso all’interno di una chiesa con il lancio di bombe a mano. Anche la vita contadina di quegli anni è ripresa con realismo e ricchezza di dettagli.