Anche a Modena, come nel resto d’Italia, il settore edilizio continua a risentire della crisi. Da ottobre 2008 a settembre 2009, le imprese sono passate da 1.806 a 1.523 (-283), e i lavoratori da 7.660 a 6.624 unità (-1036). I dati sono quelli più recenti forniti dalle Casse edili della provincia di Modena (l’ente paritetico costituito da sindacati e datori di lavoro).

Il 14 maggio 2009 Ance Modena, insieme ai sindacati e a tutte le organizzazioni imprenditoriali dell’edilizia (dagli industriali agli artigiani fino alle cooperative), era a Roma per chiedere al Governo interventi mirati per contrastare la crisi.

Oggi, a un anno di distanza, la situazione generale del settore continua a essere grave. Alle promesse di interventi celeri e risolutivi non hanno fatto seguito i fatti e la maggior parte delle richieste è rimasta inascoltata.

La lista delle priorità per contrastare la crisi, dunque, non cambia: modificare il Patto di stabilità interno che costringe gli enti locali a ridurre gli investimenti in conto capitale (la parte più virtuosa e discrezionale della spesa pubblica); accorciare i tempi di pagamento della pubblica amministrazione; sbloccare le risorse pubbliche deliberate dal Cipe per la costruzione di nuove infrastrutture; ripristinare l’Iva per le cessioni di abitazione anche dopo i quattro anni dall’ultimazione dei lavori; ampliare l’utilizzo della Cassa integrazione guadagni ordinaria anche nel comparto edile.

«A un anno dagli Stati generali delle Costruzioni, siamo rimasti alle promesse. L’unica novità intervenuta a sostegno del settore», afferma il presidente di Ance Modena Stefano Betti, «riguarda il contributo massimo di 5 mila euro previsto per chi acquista un immobile in classe A, vale a dire conforme alle migliori norme sul risparmio energetico. Rispetto all’elenco di priorità che avevamo sottoposto al Governo, si tratta di ben poca cosa».