Un ingente quantitativo di prodotti dietetici scaduti o la cui commercializzazione e’ vietata, poiche’ contengono composti chimici tossici, e’ stato sequestrata dal Nas di Bologna, nell’ambito di una operazione condotta nei confronti di tre aziende emiliane, che operano appunto nella produzione e distribuzione di prodotti alimentari e dietetici.
Le indagini sono partite da un’ispezione condotta in un deposito del riminese utilizzato da una societa’ di logistica, nel corso della quale sono state individuate quasi 30.000 confezioni di integratori alimentari (che avevano in etichetta presunte proprieta’ rinvigorenti e contrastanti l’invecchiamento), distribuiti sul territorio nazionale da un’azienda di Milano nonostante contenessero il composto chimico ‘Solfato di Vanadio’, una molecola in passato utilizzata per le sue proprieta’ ‘brucia grassi’, ma vietata dal 2008 da un decreto del ministero della Salute per le sue caratteristiche di tossicita’.
Nel corso della medesima operazione i Carabinieri operanti hanno individuato circa 150.000 confezioni di cioccolato ‘dietetico’ (per un peso di quasi 2 tonnellate), recanti un termine minimo di conservazione superato anche di alcuni mesi, ma fraudolentemente ‘aggiornato’ a date successive al fine di renderlo nuovamente commercializzabile.
E’ proprio su quest’ultimo prodotto che si e’ concentrata l’attenzione degli ispettori del Nas emiliano: nello svolgere gli accertamenti i militari sono riusciti a risalire la filiera alimentare e raggiungere la ditta produttrice (che si trova in provincia di Ravenna); qui hanno scoperto 19 tonnellate di materie prime, semilavorati e prodotti finiti a base di cacao, tutti in procinto di essere immessi nel ciclo produttivo nonostante fossero tutti scaduti da tempo ed in parte sprovvisti di ogni requisito di identificazione e rintracciabilita’.
Tutte le confezioni di integratori e alimenti irregolari individuate nei 2 siti produttivi (per un valore di 1 milione di euro) sono state immediatamente sottoposte a sequestro, mentre ai titolari delle aziende sono state contestate violazioni amministrative che vanno dall’immissione in commercio di integratori contenenti sostanze proibite alla mancata attuazione di procedure di autocontrollo alimentare, che prevedono il pagamento di decine di migliaia di euro.