L’incidenza delle imposte sul reddito complessivo dei modenesi è passata dal 19,1 per cento del 2006 al 19,7 per cento del 2007, per salire al 20 per cento netto nel 2008; tra il 2006 e 2008 il reddito è aumentato del 5,5 per cento, ma il peso del fisco è cresciuto del 10 per cento (quasi il doppio). Lo rileva la ricerca sulla struttura dei redditi e sulle imposte realizzata dalla Cisl di Modena e presentata stamattina al Palazzo Europa in un convegno sul tema “Fisco e coesione sociale”. «Con la sua progressività anomala, il nostro sistema fiscale è iniquo e vorace con i più deboli, mentre si conferma indulgente con gli evasori – ha detto il segretario provinciale della Cisl, Francesco Falcone – Bisogna sviluppare nuove politiche dei redditi e fiscali ponendo al centro la famiglia e assumendo come parametro il reddito familiare, più che quello individuale». Nel 2008 i 29.257 contribuenti del campione Cisl (54 per cento lavoratori dipendenti e 44 per cento pensionati) hanno versato complessivamente imposte Irpef per 136,3 milioni di euro; il dato include l’addizionale regionale e comunale all’Irpef. Su questa imposta locale dalla ricerca Cisl emerge la forte disomogeneità delle aliquote applicate dai Comuni della provincia: agli estremi ci sono da una parte Ravarino e Castelfranco (0,80 per mille, ma con esenzione per redditi bassi), dall’altra S. Felice, Riolunato e Fiumalbo, che non hanno ancora introdotto l’addizionale. Modena, Carpi e Vignola applicano lo 0,50, Sassuolo lo 0,45, Mirandola lo 0,39.
«Abbiamo bisogno di una riforma fiscale che avvantaggi i lavoratori e pensionati e favorisca il sostegno alle famiglie – ha proseguito Falcone – A livello locale chiediamo ai Comuni di assumere il parametro familiare nella definizione delle imposte e tariffe, tenendo conto della crisi economica e dell’esigenza di aiutare i cassintegrati, disoccupati di lunga durata, famiglie con il mutuo sulla casa. Gli amministratori locali devono aprire un confronto sulle macchine comunali e sulla struttura dei bilanci, non più adeguati a soddisfare bisogni molto diversi rispetto agli anni scorsi. Dobbiamo riformare il welfare partendo da criteri completamente nuovi e concertati con il sindacato. Oggi bisogna dare priorità assoluta e risorse agli interventi che – ha concluso il segretario della Cisl modenese – possono aiutare la ripresa economica, rilanciare i consumi, sostenere le famiglie in difficoltà, tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori e pensionati».
Al convegno è intervenuto anche Maurizio Petriccioli, della segreteria nazionale Cisl, che ha chiesto l’incremento della lotta all’evasione fiscale, lo spostamento del peso fiscale sulle grandi rendite finanziarie («ma senza colpire i piccoli risparmiatori»!), un nuovo assegno familiare unico per lavoratori dipendenti e autonomi, tarato sul reddito familiare e sull’ampiezza della famiglia. «Avvertiamo l’esigenza di costruire alleanze per definire il nuovo patto fiscale – ha detto Petriccioli – Ai banchieri diciamo che non possono continuare a fare quello che facevano prima; è necessario cambiare le regole, le banche devono sostenere le famiglie e il lavoro. Dobbiamo superare gli egoismi e sviluppare una nuova solidarietà tra cittadini affinché non accada, come ora, – ha concluso il segretario confederale Cisl – che Paperino paghi più tasse di Paperone».