“Meno di ventiquattro ore fa ero all’incontro Criminalità organizzata e clan dei casalesi a Modena: che fare? che aveva tra gli ospiti la giornalista del Mattino Rosaria Capacchione, autrice del libro “L’oro della Camorra” e il sostituto procuratore Lucia Musti. Il sostituto procuratore, nel suo appassionato e lucido intervento evidenziava piccoli episodi, apparentemente marginali, come il danneggiamento dei mezzi di una azienda, possono in realtà essere segnali molto preoccupanti. Questa mattina leggo che a Baggiovara si è verificato un fatto di questo tipo. Naturalmente spetta ai magistrati indagare su quanto accaduto. La guardia però deve essere decisamente alta, e la creazione di un pool specializzato finalizzato alla valutazione di ogni segnale, anche il più lieve, che sia riconducibile a possibili infiltrazioni della criminalità organizzata, è da sostenere in ogni modo”, afferma il presidente di Confesercenti Modena, Massimo Silingardi, anche lui tra gli ospiti dell’iniziativa svoltasi alla Camera di Commercio.
“L’incontro di giovedì sera ci ha confermato la vulnerabilità del nostro sistema economico, oggi ancora di più a causa della prolungata crisi che sta investendo il territorio. Per questo la lotta alla criminalità organizzata non può essere delegata ad altri e la risposta deve essere forte, diretta a respingere un fenomeno devastante che rende marcio qualsiasi sistema, Naturalmente ringrazio pubblicamente gli uomini dello Stato che lavorano per contrastare la criminalità, ma aggiungo che è fondamentale a tal senso una risposta corale, ferma che arrivi da tutta la società civile. Sono convinto quindi che anche le associazioni imprenditoriali debbano essere tra i protagonisti della cosiddetta ‘sicurezza partecipata’. La conoscenza e il forte radicamento sul territorio, così come i contatti quotidiani con centinaia d’imprenditori rappresentano un patrimonio importante da mettere a disposizione della comunità per cercare di isolare e quindi debellare sul nascere tutti quei fenomeni riconducibili alla criminalità organizzata”, aggiunge Massimo Silingardi.
Uno degli aspetti secondo Silingardi su cui lavorare, è quello di creare un sistema in grado di monitorare i repentini cambiamenti di proprietà di immobili e attività commerciali. “Sappiamo che è difficile, che si tratta di controlli che richiedono tempo e risorse e che spesso ciò che appare in superficie è assolutamente regolare. È però altrettanto vero che ciò che è illegale viene abilmente trasformato a seguito dell’accresciuta capacità della malavita di celarsi attraverso la costituzione di nuove aziende in grado di intervenire nell’economia legale. Un reticolo d’imprese in cui la malavita organizzata assume diversi ruoli giuridici: ora detenendone direttamente la titolarità e il controllo, ora avvalendosi di prestanome, in altri casi agendo in compartecipazione con imprenditori e professionisti collusi alla stregua di un imprenditore occulto”.