A differenza di quanto pensa il PD noi crediamo che il Consiglio comunale, ossia la politica, abbia il preciso compito di interessarsi dei servizi erogati dall’Amministrazione, perché è il Consiglio che da gli indirizzi al Consiglio di Amministrazione e perché è ora di aprire gli occhi su un servizio destinato al 4% della popolazione ma che assorbe il 15% delle risorse comunali (oltre 20 milioni di euro): i reggiani non accettano di pagare caro un servizio al quale poi non riescono accedere, chi non lo comprende vive fuori della realtà!
È giusto o sbagliato che alcune categorie di punteggio, come l’assenza di rete parentale o il disagio linguistico, siano tenute all’oscuro delle famiglie?
L’assenza di rete parentale è valida solo per chi ha i nonni a Casablanca o deve valere anche per chi li ha a Palermo o Ligonchio?
È giusto che un disoccupato non debba nemmeno iscriversi alle liste di collocamento?
È giusto che le assistenti sociali non debbano presentare la documentazione comprovante i disagi che poi assegnano punti?
La politica deve verificare se i criteri di accesso sono equi, trasparenti ed attuali: prima che la delibera sugli indirizzi vada in Consiglio comunale è necessario un ulteriore specifico passaggio di Commissione per confrontarsi ed eventualmente arrivare a condividere i principi contenuti nella proposta che abbiamo presentato.
E anche sulle rette bisogna riflettere: per andare incontro agli effetti della crisi il Comune ha attivato delle agevolazioni per le famiglie che hanno un mutuo sulla casa considerandolo alla stregua dell’affitto il che ha comportato 413 passaggi nelle fasce Isee inferiori ed una spesa di circa 200mila euro per l’Istituzione.
Valutando positivamente questa azione crediamo però che sia indispensabile arrivare a conteggiare nel computo dei redditi qualsiasi erogazione in denaro data dal Comune sotto forma di buoni affitto, buoni libro, ecc. per evitare indebiti vantaggi a chi gode di queste entrate.
Esaminando poi l’elenco degli iscritti ai nidi e scuole comunali, convenzionate e statali e delle relative rette, fornitoci dal Direttore dell’Istituzione, si evince che su 3.173 posizioni le esenzioni totali dal pagamento della retta sono 198.
Di queste il 70% dei casi riguardano famiglie straniere.
Nei soli nidi, tra le 792 posizioni emerge che gli stranieri pagano mediamente 85 euro (per un totale di 9.762 euro) mentre gli italiani 286 euro (per un totale di 193.778 euro).
Sulle “morosità” infine stando alle dichiarazioni della Presidente Piccinini risulterebbe che tra chi non paga, gli italiani sarebbero il 55%: se si considera che gli italiani sono 6 volte più numerosi e che gli stranieri pagano mediamente due terzi in meno, significa che gli stranieri sono 5 volte più “morosi”.
Anche su questo aspetto è necessario intervenire non solo inviando lettere ma arrivando ad iscrivere a ruolo le somme dovute tramite Equitalia.