Si parta dal presupposto che in base alla Delibera consiliare n. 239 del 23.11.2005 la Provincia ha acquistato per un importo di 4.870.000 euro dal Comune di Modena il complesso immobiliare denominato “Ex Caserma Fanti” per l’unificazione degli uffici amministrativi dell’Ente ad esclusione di quelli annessi ai Centri per l’impiego e mantenendo la sede storica di viale Martiri della Libertà e quella di via Jacopo Barozzi, considero la mia opinione nettamente discordante soprattutto per un motivo.
E’ utile ricordare che il fondo destinato all’acquisto della nuova sede ammontava nel 2005 a 15 milioni di euro e che l’acquisto della Fanti è stato finanziato interamente con emissione di BOP (autorizzata con Delibera consiliare n. 245 del 30.11.2005). Si è pure provveduto ad annunciare una conclusione dei lavori di ristrutturazione prevista tra il 2009 e il 2010. Rimane il fatto che l’idea della nuova sede non è “nuova”, ossia l’idea parte già nebbiosa: si partì infatti dal Direzionale Manfredini e dal Sant’Agostino, per arrivare appunto alla caserma Fanti. Questo percorso non è stato privo di costi per la collettività al contrario costi di consulenza e progettazione hanno gravato sulle casse pubbliche, tutto ciò fu a suo tempo fortemente e doverosamente contrastato del centro destra, che oggi dimostra ampiamente di averci visto bene, ma ancora una volta l’amministrazione di sinistra utilizza l’indifferenza come strumento di confronto. Una mancanza di progettualità e programmazione che reputo gravi e fonti di grande spreco.
Mi chiedo quindi quali siano stati i motivi reali di queste scelte che però allo stato sono solo dichiarazioni di intenti. In definitiva che ne ha goduto traendone un evidente ed immediato beneficio è stata l’amministrazione comunale di Modena all’atto della vendita dell’ex caserma fanti. La mancanza di saggezza nel cristallizzare le scelte e gli obiettivi è per quello che riguarda questa questione è assolutamente ravvisabile. Troppe idee spesso coincidono con nessun’idea o nella migliore delle ipotesi comportano tempi biblici per decidere quale tra queste sia quella da percorrere e intanto il tempo passa e le esigenze si modificano, quando poi si arriva alla fatidica decisione le mutate esigenze la rendono inappropriata. Tutto questo pesa sulla vita dei cittadini che noi al contrario dovremmo tutelare. Esiste uno studio definitivo a riguardo? Esiste un piano finanziario realistico? Esiste un bilancio di vantaggi e svantaggi in proposito? Insomma sono troppe le incognite per poter avere un’opinione positiva.
(Rinaldi Bruno consigliere provinciale PdL)