Se seppelliamo persino la pietà…
In questo Ferragosto bollente, finalmente c’è stato chi si è ricordato della condizione esplosiva nelle carceri italiane… Abbiamo aspettato anche voi, invano! Non abbiamo incontrato nessuno. Certi che “non potevate non sapere”, vorremmo almeno ci fugaste un dubbio: che non siate venuti per paura di perdere consensi.
E allora, rilanciamo l’invito: venite a vedere, come si “muore” giorno per giorno, chiusi in soprannumero nello spazio ristretto di pochi metri quadrati. Venite e parlate con chi ogni giorno lì “vive” e lavora…
Qualcuno si è “divertito” a confrontare questa condizione con quella degli allevamenti di polli, dimostrando il maggiore agio garantito agli animali, rispetto alle persone detenute.
Voi avete il diritto di entrare, senza la trafila lunga dei permessi: passate i cancelli, guardate i volti, fermatevi a parlare e soprattutto ad ascoltare. Sono 530 “dentro” le storie, oltre il doppio della capienza regolamentare e un centinaio in più delle presenze tollerabili…
Può darsi vi sentiate raccontare di quello che manca, cioè tutto, a parte il tempo che qui è fin troppo e non passa mai. E’ la condanna peggiore questo tempo privo di senso, buttato via senza rimedio.
E, una volta usciti, non abbiate timore di dire alla città dove siete stati: descrivete la discarica sociale che è diventata la galera, stranieri, nomadi, tossicodipendenti, malati psichici, tutti gli indesiderati sulle nostre strade…
Una vergogna “politica” nel senso letterale del termine: la sconfitta di quell’arte del buongoverno, che ha sempre saputo sposare il diritto alla pietà.
A favore di tutti.
Art. 27 della nostra “sana” e “robusta” Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
(Gruppo Carcere – Città di Modena)