“E un meccanismo abilmente oliato quello su cui le compagnie petrolifere traggono il loro maggior profitto. Ogni anno puntualmente aumentano il costo del carburante allo scadere di luglio in corrispondenza del maxi-esodo estivo di agosto ovvero nel periodo di maggior consumo”. Un modo di agire, secondo FAIB l’associazione dei benzinai che aderisce a Confesercenti Modena, che fa leva tra l’altro sulla stanchezza della gente, che pur di andarsene anche solo per qualche giorno non coglie questa sorta di balzello ormai consolidato.
Come se non bastasse il difficile periodo economico che il paese sta attraversando, a pesare sulle tasche degli italiani ora c’è anche il “caro carburante estivo”. Puntuale come ogni estate, anche quest’anno, l’esodo vacanziero è stato preceduto dall’ormai classico “aumento” di gasolio e benzina: un paio di centesimi che in soli 10 giorni hanno fatto lievitare la benzina di 0,042 euro/litro e il gasolio di 0,051 euro/litro. In altri termini per un pieno di carburante si spendono oggi 2,1 euro in più (benzina) e 2,55 euro in più (diesel).
”La nuova ondata di aumenti dei prezzi dei carburanti – dichiara Franco Giberti, presidente di Faib-Confesercenti Modena – costituisce l’ennesima riprova del meccanismo speculativo di doppia velocità di adeguamento dei carburanti, rapidissimo in ascesa e lentissimo in discesa. Nel giro di una settimana, a fronte di un lieve aumento del petrolio, di appena 2-3 dollari al barile, i prezzi dei carburanti hanno subito lanciato al rialzo, superando nei listini ufficiali, quota 1,30 Euro al litro per la benzina e 1,14 per il Diesel. Dai nostri calcoli e dalle quotazioni internazionali, invece, il prezzo corretto della benzina, si dovrebbe attestare a 1,24-1,25 Euro al litro. Registriamo quindi, attualmente, una speculazione di 6 centesimi al litro, pari ad una maggior spesa per gli automobilisti di 72 euro annui per costi diretti e 64 euro per costi indiretti”.
Giberti fa notare come questa modalità sia in uso da parte delle compagnie petrolifere ormai da anni, che si ripete ad ogni fine luglio e che non ha alcun tipo di ricaduta sui gestori delle stazioni di servizio. “A rimetterci sono i consumatori su cui grava il costo finale come del resto tutta la categoria dei benzinai – afferma – I costi di gestione lievitano perennemente, senza alcun adeguamento dei margini di guadagno: il reddito viene continuamente eroso da sconti, promozioni, carte aziendali e l’imposizione di condizioni e canoni fuori mercato sul non-oil. Problematiche che richiederebbero un confronto aperto con le compagnie petrolifere, ma che ad oggi manca data la loro pressoché inesistente volontà di incontrarci. Come manca quello col Governo – sottolinea riferendosi all’ultimo sciopero dei benzinai – che continua a rimandare una riforma delle regole del settore oggi quanto mai necessaria, anche per evitare la “consuetudine agostana” all’aumento da parte delle compagnie petrolifere”.