Le leggi sono fatte dalle persone, e per questo sempre migliorabili. Fatta questa premessa, non si fa un buon servizio alla società civile se si passa il messaggio, che non è nella ratio della legge, che si vuole parificare l’essere straniero con l’essere clandestino, e quindi con l’essere un delinquente. Ma un punto fermo deve esserci. E questa legge è un punto fermo, un punto di partenza, per dire che il “far west” degli ingressi clandestini in Italia è finito.
In questi giorni dopo l’approvazione di questa norma, invece, in tanti si stanno attivando per indurre chi dovrà applicarla, quindi i sindaci, e in generale gli amministratori locali, a disattenderla. Anche questo, in un paese civile non è corretto. Una legge dello Stato va rispettata, anche se non la si condivide. Sono altre le sedi per chiederne la modifica: non certamente invitare alla disobbedienza.
Dal PRC per voce di Stefano Lugli arriva poi la consueta visione statalista e assistenzialista della società: degli anziani si deve fare carico la società, gli enti pubblici. E le badanti sarebbero ridotte da questo dibattito, a mero strumento.
Credo invece che metterle sotto la lente d’ingrandimento sia proprio riconoscerne il valore, e prendere atto del ruolo importante che rivestono. Senza dimenticare che forse sarebbe da riconsiderare anche l’idea che un anziano sia un problema sociale e basta, anche questo è ridurre le persone ad oggetti: ed è così che si è creato un vero business, quello delle case protette, che sebbene utile, oggi costa 43.000 euro ad anziano, all’anno, alle casse pubbliche. Lugli dovrebbe spiegarci secondo lui da dove arrivano quei soldi: a me risulta dalle tasche dei cittadini, anche di quelle famiglie che dice di voler aiutare.
Proprio alla luce di questi costi, un buon amministratore con un certo pragmatismo, dovrebbe riconsiderare il ruolo della badante, e magari incentivare, con contributi pubblici, la messa in regola di tali persone, e il loro impiego: ciascuna rappresenta un anziano in meno in una casa protetta, che rimane a casa sua, con i suoi cari, e 43.000 euro in meno a carico della collettività, che potrebbero almeno in parte essere usati per aiutare la famiglia che sceglie questa soluzione, e migliorare l’assistenza per chi ha un reale bisogno di una struttura complessa, per stato di salute, disabilità, o mancanza di risorse.
Dire semplicemente: state strumentalizzando le badanti. Oppure: volete trasformare gli stranieri in delinquenti, non è un contributo al dibattito, non fornisce soluzioni, non dice ai cittadini quali alternative ci sono.
Avv. Luca Ghelfi, PDL