Conosco diverse persone che, non avendo potuto affrontare l’assistenza di un loro famigliare attraverso il sistema pubblico (più per scelta umana o per le liste di attesa, che per questioni di costo), hanno gestito il problema con l’assunzione di una badante, e si sono trovati a non poter regolarizzare il rapporto di lavoro instaurato, a causa del blocco delle quote di autorizzazione dell’immigrazione.Oggi, di fronte al provvedimento che pone fuori legge non solo la badante clandestina ma anche il suo datore di lavoro, queste persone sono ovviamente molto preoccupate. Le assicurazioni delle autorità che dicono “chiuderemo un occhio” sono tipiche di un paese privo di cultura giuridica, fermo al regno delle due Sicilie quando il re consentiva ufficialmente ai doganieri, che pagava poco, di arrangiarsi contrattando tangenti coi commercianti. Che qualcosa “tocchi” nei provvedimenti, che a molti appaiono iniqui ed inefficaci, del Governo è evidente, se anche il sottosegretario Giovanardi è dovuto intervenire con proposte correttive.
Le stime più attendibili parlano di 700.000 badanti irregolari, 10.000 le presenze stimate solo a Reggio Emilia. La soluzione razionale sta nella revisione immediata delle quote per consentire a chi già ha un lavoro e risiede in Italia (criterio della non retroattività della legge appena approvata) e che lavora in settori di interesse nazionale (criterio della mancanza di offerta di lavoro specifica) di essere regolarizzato. Ma questo non sarà sufficiente, se il fenomeno del badantato non viene integrato realmente nel sistema di welfare italiano. La proposta della cooperazione sociale è quella di creare le condizioni di “opportunità economica” per le famiglie che si trovano ad affrontare il costo di una badante regolarizzata, affinché i cittadini non siano in balia di un mercato del lavoro selvaggio, di fenomeni di racket, di potenziali ricatti, di impreparazione nella gestione dei propri cari. La nostra proposta non è di aumentare la spesa nazionale per assistenza, che vede già un costo importante per i cosiddetti assegni di accompagnamento attribuiti ad personam, ma di riorientarla per legarla ai casi più oggettivi di spesa effettiva: ricoveri in strutture di case protette e utilizzo di badantato regolarizzato. Solo così sarà possibile affrontare le questioni della formazione e qualificazione del personale, regolarità contributiva e legalità del sistema.
Mauro Degola, coordinatore delle cooperative sociali di Legacoop Reggio Emilia.