Con un’insolita anticipazione – una sorta di exit poll – il Ministero anticipa gli esiti degli studenti: i non ammessi alla maturità sarebbero il 6% (circa 28.000 alunni), circa 400.000 i bocciati nella scuola superiore; 70.000 i respinti in prima e seconda media. Il Ministro annuncia questi dati allarmanti con un trionfalismo improprio, anche se usuale.
“Questo è un segnale forte per il ritorno a una scuola meritocratica. Il lassismo del ‘68 non ha mai fatto bene a nessuno”. Queste le parole granitiche del Ministro Gelmini al Corriere della Sera del 18.06.09. Ma sono proprio le bocciature l’obiettivo della scuola? O non sono invece l‘esplicitazione del suo fallimento? A mio avviso l’obiettivo della scuola è che tutti i ragazzi – tutti e non uno di meno – raggiungano i livelli di apprendimento nelle diverse aree culturali ritenuti essenziali per diventare cittadini e lavoratori consapevoli.
Sono questi i livelli di conoscenze e competenze che l’Ocse misura ed è compito della scuola farli raggiungere, attraverso differenti modalità didattiche e percorsi di istruzione, al maggior numero di ragazzi; non quello di buttare fuori coloro che sono svantaggiati e non ce la fanno. Sono proprio i dati dell’Ocse che ci indicano per tutti i Paesi ai primi livelli nella classifica – a cominciare dalla Finlandia – che dove più alti sono i risultati di apprendimento dei ragazzi, minori sono anche le bocciature.
Ma la Gelmini ha cestinato immediatamente gli obiettivi di apprendimento, approvati dal Governo Prodi, da conseguire dopo i dieci anni dell’obbligo (e, insieme, ha abbassato l’obbligo di istruzione); si è rallegrata delle bocciature e si è impegnata per promuovere l’iscrizione nelle scuole private…
E’ ancora tragicamente attuale l’efficacissima immagine di Don Milani: la scuola che boccia è come un ospedale che accoglie i sani e lascia fuori gli ammalati.