Pena dimezzata da 10 a 5 anni per Stefano L., che il 22 maggio dello scorso anno in via Nomentana travolse e uccise Flaminia Giordani e Alessio Giuliani, una coppia di giovani fidanzati. I giudici della Corte d’Assise d’Appello hanno derubricato il reato da omicidio volontario a omicidio colposo, disponendo che gli atti vengano restituiti al pubblico ministero perché proceda contro Lucidi per omissione di soccorso. La sentenza è stata pronunciata dalla prima Corte d’Assise d’Appello presieduta da Antonio Cappiello il quale ha pienamente accolto le argomentazioni portate dal professor Franco Coppi, difensore di Stefano, nel sostenere che nei fatti accaduti quella sera non era configurabile l’accusa contestata di omicidio volontario. “Mi pare una sentenza corretta, una sentenza che noi auspicavamo – ha commentato il professor Coppi – Il reato di omicidio colposo è quello che a nostro giudizio si configurava nella vicenda”.
Diverso il commento dell’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi il quale ha sottolineato che è stato fatto “un passo indietro rispetto al primo grado”. “Credo – ha detto il penalista – che abbia prevalso una visione ideologica del diritto perché si è partiti dal principio che non può esservi volontarietà nelle morti causate in incidenti stradali. Noi rimaniamo dell’idea che il fatto debba essere qualificato come omicidio volontario e perciò ricorreremo in Cassazione”.
Ricorso in Cassazione è stato anche annunciato dal procuratore generale Salvatore Cantaro il quale aveva concluso il suo intervento ribadendo la richiesta di conferma della sentenza pronunciata in primo grado che condannava a 10 anni Stefano L.
”Non voglio credere che la giustizia è quella che si è espressa oggi con questa sentenza” ha commentato la mamma di Flaminia, Teresa Chironi. ”Con il processo di primo grado – ha detto la signora Chironi – era stato pronunciato un messaggio di giustizia e di dignità della vita umana. Non è possibile che i giudici possano sputare in faccia alla gente. La sentenza di primo grado era stata una tappa sofferta e osannata da tutti in Italia. Come è possibile che oggi i giudici si prendono una responsabilità del genere? Credevo che la vita di mia figlia potesse valere per la vita di tutti gli altri, ma era necessario mantenere l’accusa di omicidio volontario”.
All’origine della vicenda processuale c’è l’incidente avvenuto la sera del 22 maggio dello scorso anno quando Stefano, in preda, secondo l’accusa, all’effetto di sostanze stupefacenti, passò due semafori con il rosso in via Nomentana andando a investire i due fidanzati che si trovavano su un motorino. Insieme con lui sull’automobile c’era la fidanzata, V.G., con la quale stava litigando. Nonostante l’investimento proseguì la corsa e riuscì anche a chiudere la macchina in una rimessa. Fu però rintracciato e nel corso dell’indagine istruttoria ad accusarlo di essere passato con il rosso fu la stessa fidanzata. A conclusione dell’indagine il pubblico ministero Carlo Lasperanza contestò l’accusa di omicidio volontario accusa poi avallata dal gup Marina Finiti che condannò Lucidi per omicidio volontario aprendo in sostanza la strada a un nuovo indirizzo giurisprudenziale.
Fonte: Adnkronos