128 pagine per raccontare la storia di decine di edifici risalenti al ventennio fascista compresi tra Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì Cesena e Rimini: è la pubblicazione “L’architettura del Ventennio” realizzata da Legambiente Emilia-Romagna in collaborazione con Volabo (Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Bologna) nell’ambito di Salvalarte, la campagna di Legambiente per far conoscere, promuovere e valorizzare i tesori d’arte da salvare, ma anche quei beni culturali cosiddetti minori, al di fuori degli itinerari turistici tradizionali e sconosciuti al grande pubblico.
La guida è stata presentata oggi a Bologna durante un convegno a Porta Galliera, Sede Regionale di Legambiente al quale accanto al moderatore – il vice caporedattore del Telegiornale Regionale della RAI Filippo Vendemmiati – hanno preso parte tra gli altri l’Arch. Gianfranco Casadei, curatore dell’opera, Paolo Frabboni, della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna, l’arch. Fabio Poggioli, del Servizio Urbanistica della Provincia di Ravenna e Federica Sacco, Responsabile Nazionale “Salvalarte” di Legambiente.
Tra gli edifici presi in esame dalla guida sono stati citati ad esempio la Colonia Agip di Cesenatico, uno dei più rappresentativi edifici dell’epoca che continua tuttora ad avere la stessa destinazione d’uso originaria, oppure la Colonia Varese di Cervia (di proprietà della Regione, in totale abbandono), la Facoltà di Ingegneria di Bologna (opera dell’architetto Vaccaro) e lo stadio Dall’Ara, così come le scuole Alda Costa a Ferrara e Piazza Caduti della Libertà (già piazza Littoria) a Ravenna.
“C’è da accettare il fatto che anche gli edifici del Fascio – ha spiegato l’Architetto Gianfranco Casadei – anche quando non possono ambire ad una purezza stilistica e formale da libro di storia dell’arte, sono ormai sulla strada per divenire presenze consolidate e nobilitate dallo scorrere del tempo, ovvero in via di purificarsi dal nesso storico che li lega alle circostanze della loro origine”.
Il volume non ha la pretesa di una ricognizione esaustiva degli edifici realizzati nella fase storica del regime fascista, puntando invece a disegnare un percorso panoramico che ha privilegiato gli edifici con caratteristiche formali ed architettoniche di pregio o che risultavano efficacemente rappresentativi della funzione e del senso storico dell’architettura del periodo.
“Ogni fase storica, per positiva o negativa che la si voglia considerare – ha dichiarato Federica Sacco di Legambiente Nazionale – produce una realtà materiale che ne riflette la fisionomia culturale e sociale. Salvaguardare gli edifici “del Fascio” non significa altro che agire in direzione di una consapevolezza culturale che pensa la conservazione mirando al senso delle cose, non ai valori che, nella mutevolezza della storia, sono di volta in volta attribuiti ad esse dagli uomini. La ricerca di Legambiente dimostra che siamo di fronte – ha aggiunto Federica Sacco – ad un patrimonio importante che va valorizzato come merita, destinato ad ospitare iniziative culturali e sociali e non depauperato a fini meramente immobiliari”.