La stagione del Teatro Herberia, promossa dal centro teatrale La Corte Ospitale, chiude alla fine di aprile con un doppio appuntamento con il Teatro delle Albe, diretto da Marco Martinelli.

-Martedì 28 aprile 2009 alle ore 21 all’Ospitale di Rubiera lettura pubblica di La Canzone degli F.P. e degli I.M. di Elsa Morante, con Alessandro Argnani, Luca Fagioli, Roberto Magnani, Alessandro Renda; a seguire presentazione del libro Suburbia. Molti Ubu in giro per il pianeta, 1998-2008 a cura di Marco Martinelli e Ermanna Montanari e proiezione del video Ubu buur. Sarà presente alla serata Marco Martinelli.
– Giovedì 30 aprile alle ore 21 al Teatro Herberia è in scena Leben di Marco Martinelli, con Alessandro Argnani, Luigi Dadina, Cinzia Dezi, Luca Fagioli, Roberto Magnani, Michela Marangoni, Ermanna Montanari, Massimiliano Rassu, Laura Redaelli, Alessandro Renda, regia Marco Martinelli.

La Canzone degli F.P. e degli I.M., in programma il 28 aprile all’Ospitale di Rubiera, regia di Marco Martinelli, lancia un messaggio eretico: si può essere felici. Anche in un mondo di cinici, di manipolatori e consapevolmente manipolati, anche in questa dittatura della felicità nella quale viviamo dove i felici, quelli veri, sono pericolosi eversori guardati con sospetto. In scena il testo della Morante diventa lo sproloquio di un “pazzariello” inseguito da un medico e due infermieri; interpreti di questa lettura pubblica sono i quattro giovani attori del Teatro delle Albe, provenienti dalla non-scuola ravennate e dallo spettacolo simbolo della compagnia, I Polacchi.
Lo spettacolo è per un numero limitato di spettatori, è consigliata la prenotazione.

Leben è in scena il 30 aprile al Teatro Herberia e chiude la stagione 2008-2009 de La Corte Ospitale.
Lo spettacolo procede su due bande temporali: nella prima siamo nell’oggi all’interno del palazzo della Leben (“vivere” in tedesco), azienda che vende ragazze-in-valigia. Non c’è confine tra palco e platea, gli spettatori hanno il ruolo di azionisti della Leben. Condolcezza, la presidentessa dell’azienda, ama lo stile anni Trenta, per cui le ragazze-in-valigia cantano canzoncine del Trio Lescano e vestono da giovani italiane.
Il giovane portiere del palazzo in cui ha sede la Leben sogna tutte le notti di essere un diavoletto, il quale a sua volta sogna tutte le notti di cadere sulla terra in piena estate e in pieno Ottocento e di congelare dal freddo (all’inferno faceva più caldo, ovvio!) in mezzo alla pianura padana. A questo diavoletto l’Ottocento fa orrore (un secolo in pantofole, dice lui…), ma non c’è niente da fare, il sogno si ripete implacabile ogni notte, fino a che un naturalista lo scopre congelato in mezzo ai campi e lo porta al castello del barone, al fine di osservare questo fenomeno inspiegabile.
“Il devil-porter è il trait d’union di due storie, due tempi, un unico spazio che si sdoppia: la scena è insieme il palazzo della LEBEN agito tra palco e platea, in cui lo spettatore-azionista è immerso, e il castello ottocentesco del barone, un astuccio, uno spazio conchiuso: all’inizio le storie corrono parallele, ma poi l’una inciampa sull’altra, come i binari di un treno destinato a deragliare. Il lavoro è diventato progressivamente anche una domanda sul Tempo: in che tempo viviamo? O meglio, in che tempo crediamo di vivere? In un Ottocento da cartolina (perché tale è l’incipit del sogno del diavoletto) o nelle festose visioni da incubo dell’azionariato del Male di inizio millennio? E come fare a rappresentare questo nostro spaesamento? Meglio, è rappresentabile?
Che poi sarebbe meglio non nominarlo, il Male. Il Male non tollera alcun commento: non gli è necessario esibire mandanti né moventi. Il Male è una nuvola sterminata di notte. Nacht und Nebel, dicevano i nazisti. Un enigma indecifrabile, dicono altri. Tempo perso. E fanno intendere che è inutile stare lì a scervellarsi… che la biologia… che la ‘natura dell’uomo’. È lì che si annida l’inganno, in quella presunta indecifrabilità! Non fatevi sedurre.
Essere cittadini reali del mondo, non controfigure di cittadini, qui sta il problema”. Marco Martinelli, Ermanna Montanari.
Nello spettacolo è coinvolto un coro di giovani ragazze locali che hanno partecipato a un laboratorio tenuto in questi giorni a Rubiera dal Teatro delle Albe.

Ingresso: Intero € 14.00; ridotto soci Arci, soci Coop € 12.00; studenti universitari Modena e Reggio Emilia € 8.00. Prevendita su Viva Ticket.