Domani, sabato 26 aprile, presso la sala I Mantellini di Villa Minozzo, sarà presentato il volume ‘Rocco Ruffini, Un fotografo dell’appennino, collana Terre e Genti, ELytra Ed.
Edizione a cura di Clementina Santi. Prefazione di Clementina Santi; Introduzione di Benedetto Valdisalici. Con un ricordo dell’autore di Paolo Maria Ruffini.


Volti, molti volti, visi, facce, ritratti di gente umile (in piedi, seduta o a mezzo busto, di fronte o di tre quarti), in una concezione settecentesca e pittorica della ritrattistica che evita il debito colto della fotografia segnaletica (di cui manca l’intenzione ma ne è alluso l’atto della posa) e si lancia nella etnografia fotografica involontaria (penso ai dadaisti e ai surrealisti) nella diaristica di regime, nella descrizione pubblicistica (il sarto, la sequenza dei fumatori), nei gruppi di famiglia contadina patriarcale, nei padroni proletari che esibiscono i propri figli con l’orgoglio di sapere che “due braccia lavoreranno di più di quanto mangerà una bocca”; nei ragazzi e nelle ragazze il dì di festa (le cresime, le processioni, la morte, i funerali), coi calzoni alla zuava e i tagli neobarbarici; nelle frotte di bambini e bambine (nella culla, nella seggiola, nel seggiolone, nella cariola, per strada, davanti alla stalla, alla mensa scolastica) e infine i vecchi.
I bellissimi vecchi e le vecchie che l’ottocento ci aveva consegnato, vecchi matildica come purtroppo non se ne vedono quasi più: fieri, tenaci, dai tratti francesi, dai nasi asburgici, le orecchie longobarde, le fronti liguri, e gli sguardi umili e ironici, balsamici.