Credo che sarebbe utile che ognuno di noi tornasse all’esito delle elezioni del 9-10 aprile 2006, alle analisi elettorali nelle quali tutti anche i più scettici sull’Ulivo dovevano ammettere che quella lista dell’Ulivo aveva avuto un successo molto importante prendendo più voti dei partiti che la componevano e che rispetto al Senato, dove invece compiendo un clamoroso errore i partiti si erano presentati divisi, aveva avuto una forte presa anche sull’elettorato dell’Unione che invece al Senato ha votato i partiti della sinistra (Verdi, Di Pietro, Comunisti e Rifondazione).
Saranno state le difficoltà della formazione del governo, delle prime scelte difficili di governo o come spesso succede la memoria corta dei dirigenti politici che hanno portato al prevalere delle differenze che ovviamente restano invece che al prevalere della scelta fondamentale di dare all’Italia un partito guida del riformismo di centrosinistra che unisca il meglio del riformismo socialista e cattolico, senza il prevalere di nessuno va valorizzando al meglio i valori di ciascuno.
Credo che sia evidente a tutti che gli scogli principali siano l’identità del nuovo partito che deve essere sicuramente laico ma attento ai valori cristiani e la sua collocazione internazionale che non è facilmente definibile.
Io sono convinto che questi problemi saranno più facilmente risolvibili se la discussione non riguarderà solamente i due partiti principali i DS e la Margherita che pure debbono essere i motori della nuova forza politica ma dobbiamo rivolgerci a quanti nella nostra società hanno in questi votato l’Ulivo ma non i partiti, che hanno voluto le primarie ed hanno garantito quello strepitoso successo, che chiedono a tutti noi di non parlare più da ex democristiani o da ex comunisti ma come dirigenti di una nuova forza politica che da voce al pacifismo ma che è capace di far fronte agli impegni internazionali, che valorizza l’impegno sociale del volontariato cattolico e laico, che accoglie le culture cattolica e socialista senza diffidenze ma come arricchimento della propria personale esperienza.
Se fossimo capaci di un ragionamento leale tra di noi vedremmo che sono molte più che le cose che ci uniscono, che uniscono i nostri elettori ed i nostri militanti di quante non ci portino a dividerci.
Certamente ci vuole il coraggio anche in periferia di far nascere esperienze di unità, siamo nella condizione di guidare dai territori un processo unitario senza aspettare la decisione del vertice, così come la spinta decisiva all’Ulivo è venuta dal basso dobbiamo far crescere momenti di discussione, condivisione ed adesione al progetto del nuovo partito dell’Ulivo che testimonino la grande condivisione dell’elettorato di centrosinistra.
Ferruccio Giovanelli- Segretario DS Sassuolo