Sindaci con più poteri di coordinamento, un numero unico per chiamare la Polizia municipale in tutta Italia, banche dati del ministero dell’Interno più accessibili. Sono alcune delle novità contenute nel disegno di legge su sicurezza e polizia locale presentato alle Camere dal senatore Giuliano Barbolini e dall’onorevole Maria Fortuna Incostante.


“Il disegno di legge – spiega Barbolini – punta a rendere più incisivi gli interventi per la sicurezza nelle città e sui territori cercando in tutti i modi di evitare sovrapposizioni e conflitti, ridefinendo e migliorando il ruolo della polizia municipale e provinciale. Valorizzare l’insieme delle risorse disponibili significa recuperare più efficienza ed efficacia con vantaggio non solo per la sicurezza delle comunità locali ma anche per la lotta alla grande criminalità e alle organizzazioni terroristiche.


“Si tratta in sostanza – prosegue il senatore dell’Ulivo – di rendere più sicure le città senza stravolgere la Costituzione. La vittoria del No al Referendum dimostra che qualsiasi tentativo di riforma è impraticabile se mira a sfasciare la Carta del ’48. Il disegno di legge, in questo senso, è una seria alternativa federalista al finto federalismo del centrodestra. Tanto più in un settore delicato come la polizia locale, che necessita di coordinamento, accordi, patti a tutti i livelli territoriali, locali e nazionali”.



Il testo, già adottato dalla Conferenza dei presidenti di Regione e di Provincia autonoma, dall’UPI (Unione province italiane) e dall’ANCI (Associazione nazionale dei Comuni Italiani ), prevede nella prima parte l’individuazione di modalità e strumenti di coordinamento: patti, accordi, contratti per coordinare al meglio i rapporti centro-periferia e all’interno delle singole regioni, ma anche modalità di raccordo tra le diverse Forze dell’ordine. In particolare sottolinea la centralità dei Comuni e le nuove prerogative dei sindaci ai quali spetterà, ad esempio, promuovere in ambito locale gli accordi sulle politiche di prevenzione.



La seconda parte del disegno di legge chiarisce finalmente il ruolo della polizia municipale, definendo le mansioni che le sono attribuite dallo Stato (quelle giudiziarie e di pubblica sicurezza) e quelle derivanti dalle competenze svolte per i Comuni. E’ prevista inoltre l’istituzione di un numero unico nazionale identificativo per tutte le polizie locali (come il 118 per il pronto soccorso, per esempio) e la facoltà di accesso alle banche dati del ministero dell’Interno.

“Un primo passo per qualificare il lavoro delle polizie municipali – ricorda Barbolini – era stato fatto con la riforma della Costituzione del 2001 che attribuiva alle Regioni una competenza legislativa esclusiva in materia di polizia amministrativa locale. Ma le politiche per la sicurezza urbana richiedono un miglior coordinamento e cooperazione, anche con le articolazioni periferiche dell’amministrazione dello Stato e le Autorità di Pubblica Sicurezza, all’interno delle varie realtà locali. Un esempio sono la Francia, l’Inghilterra, il Belgio, la Spagna, dove comuni e regioni sono ormai da anni attori fondamentali delle politiche di sicurezza urbana, associate su un piano di parità alle politiche nazionali di sicurezza. Un discorso che può essere importato in Italia, a patto di formalizzarlo, di non affidarlo cioè solo alla buona volontà e al senso di responsabilità dei singoli e delle loro istituzioni di riferimento, ma che vada formalizzato”.



Come presidenti rispettivamente del Forum europeo e italiano per la sicurezza urbana, il senatore Barbolini e l’onorevole Incostante avevano seguito con Regioni, Province e Comuni il lungo iter di definizione della proposta, fin dal 2003. “Una proposta – conclude il senatore dell’Ulivo – a cui la precedente maggioranza parlamentare però non ha saputo, con grave miopia politica e danno dei cittadini, dare alcun seguito”.