Il giudice unico del tribunale di Rieti, Gian Luca Soana, ha assolto con formula piena l’amministratore delegato dell’Inalca, Vincenzo Cremonini, il direttore dello stabilimento di Rieti, Stefano Sassi e il veterinario Danieli Castelli, dall’accusa di aver detenuto 113 quintali di carne avariata in un capannone dello stabilimento per riutilizzarla per confezioni da inviare ai Paesi in via di sviluppo.
Il difensore dei tre imputati, avvocato Pietro Carotit, ha dimostrato quanto i responsabili dell’azienda avevano sostenuto sin dal primo momento del ritrovamento del quantitativo di carne da parte dei carabinieri dei Nas, e cioè che il riciclaggio dei prodotti di quella carne veniva utilizzato a fini zootecnici e cosmetici. L’azienda ha anche dimostrato che con l’emergenza “mucca pazza” aveva sospeso anche la vendita di quella carne ad una azienda che la utilizzava per la produzione di farine animali.
“A seguito dell’ indagine Inalca spa e la capogruppo Cremonini spa, società quotata al Mercato telematico azionario della Borsa italiana, hanno subito un grave e ingiustificato danno di immagine presso l’ opinione pubblica e la comunità finanziaria”, ha fatto sapere la società alimentare modenese.”In particolare, a tutela degli azionisti di Cremonini spa, Inalca spa, in relazione a questa vicenda, ha intrapreso -ricorda una nota del Gruppo- nello scorso febbraio diverse azioni legali per diffamazione nei confronti di alcuni quotidiani, della trasmissione televisiva ‘Satyricon’ e del suo conduttore Daniele Luttazzi”.