Migliorare la qualità dell’ambiente, la vivibilità della città e aumentare la sicurezza stradale, favorendo il passaggio dall’uso generalizzato dell’auto privata alla mobilità dolce, ciclabile e pedonale, e valorizzando lo spazio pubblico e della strada come spazio condiviso e non più conteso tra auto, pedoni, ciclisti e trasporto pubblico. Con l’intento, entro il 2030, di trasferire dall’auto alla bici almeno l’8 per cento degli spostamenti quotidiani, così da raggiungere un quinto della cosiddetta quota modale bici, ottenendo, tra gli altri vantaggi, un risparmio di anidride carbonica che potrà arrivare fino a 8 mila tonnellate all’anno.

Sono questi i principali obiettivi del Piano urbano della mobilità sostenibile, il Pums, adottato nei giorni scorsi dalla Giunta del Comune di Modena su proposta dell’assessora all’Ambiente e alla Mobilità sostenibile Alessandra Filippi, dopo la presentazione in Commissione consiliare e dopo un percorso partecipato e di analisi approfondita dell’esistente che ha visto, nel 2016, l’approvazione delle Linee di indirizzo e a dicembre 2018 quella del Documento preliminare e del Rapporto preliminare ambientale. Con l’adozione decorrono i termini per presentare le osservazioni, dopo di che, nei prossimi mesi, il Piano, che è stato illustrato oggi, lunedì 1 aprile, insieme al sindaco Gian Carlo Muzzarelli, al Tavolo comunale per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, sarà presentato al nuovo Consiglio comunale per l’approvazione definitiva.

Il Pums è un piano strategico della mobilità fortemente integrato con le politiche urbane che è stato sviluppato in sinergia con il Piano urbanistico generale (il Pug in fase di redazione) con forti interazioni reciproche tra sistema della mobilità e sviluppo urbano e con l’intento di avviare una nuova fase di pianificazione urbana incentrata su sostenibilità, qualità urbana e dello spazio pubblico, contenimento del consumo di suolo, governo della domanda di mobilità e coordinamento delle politiche di sviluppo.

Sono cinque le linee strategiche che il Piano propone per raggiungere gli obiettivi previsti: incentivare ciclabilità e pedonalità, attraverso lo sviluppo dei percorsi ciclabili e l’estensione delle Zone a traffico limitato e di quelle pedonali, oltre all’aumento delle “zone 30”, fino ad arrivare, in prospettiva, a fare di Modena una “città 30”. Migliorare l’attrattività del trasporto pubblico puntando soprattutto su una revisione completa delle linee e sullo sviluppo dell’intermodalità auto/bus/treno/bici, potenziando i parcheggi scambiatori e le linee ferroviarie locali. Intervenire sulla rete viaria con nuove infrastrutture che puntano a portare la mobilità veicolare privata sugli anelli esterni alla città riducendo fortemente il traffico automobilistico di attraversamento e quello a corto e cortissimo raggio. Ripensare la sosta in ambito urbano incentivando l’interscambio modale attraverso la realizzazione di grandi parcheggi gratuiti nelle aree adiacenti alla viabilità primaria, la creazione di un servizio di trasporto pubblico ad alta frequenza, la realizzazione di postazioni di bike sharing e depositi protetti. Favorire la cultura della sostenibilità con la diffusione di piani di spostamento casa-lavoro che riducano l’utilizzo del mezzo privato, la promozione della mobilità sostenibile nelle scuole, gli incentivi per ridurre il numero delle auto aumentando allo stesso tempo i veicoli elettrici, ibridi e meno inquinanti. Guardare alle nuove tecnologie e all’innovazione come strumenti per la transizione verso un nuovo modello di mobilità urbana.

Il Pums indica tre orizzonti temporali di riferimento per realizzare le diverse azioni: breve, a due anni (2022); medio, a cinque anni; lungo a dieci anni (2030), ed è uno strumento dinamico che ammette margini di flessibilità rispetto alle scelte che contiene nel caso in cui, nell’arco di tempo considerato, vi siano modifiche rilevanti al contesto dovute, per esempio, a interventi infrastrutturali regionali e nazionali che modifichino l’assetto della mobilità sul territorio o la realizzazione di interventi urbanistici in grado di mutare significativamente le funzioni, la qualità e l’attrattività di parti della città.

Mobilità dolce e obiettivo “città 30”

Per incentivare la mobilità dolce e puntare all’obiettivo della “città 30” nel 2030, il Pums prevede di completare il sistema dei percorsi ciclabili, di realizzare nuove zone 30, di ampliare sia la Zona a traffico limitato sia le aree pedonali.

La maglia principale delle infrastrutture ciclabili sono le dorsali, per un totale di 76 chilometri necessari a realizzare l’obiettivo di un sistema aperto di mobilità ciclabile distribuito sull’intera città, con distanze massime di 7 chilometri da un estremo all’altro: poco più di 55 chilometri sono già esistenti e 21 sono da realizzare come priorità. In corso di realizzazione o da completare nel breve periodo (entro il 2022) sono, dunque, oltre alla cosiddetta Diagonale, i tratti Tabacchi-Cabassi, Amundsen-Polo-Comparto ex laboratori, Conad-Zanfi e Zanfi-Rosmini sulla dorsale Emilia ovest; i tratti Caduti sul lavoro-Folloni e Fossalta-Scartazza sulla dorsale Emilia est; il tratto di San Cataldo sulla dorsale Montecuccoli-San Cataldo-Ganaceto; il tratto Adria-Buon Pastore sulla dorsale Amendola-Cognento; il tratto Due Canali-Crocetta sulla dorsale Gronda nord-Nonantola; il tratto di via Finzi sulla dorsale Modena nord.

Gli altri tratti ciclabili dell’ampia rete cittadina (227 chilometri in totale) sono inquadrati come percorsi di distribuzione rispetto alle dorsali. Anche su questa rete secondaria sono previsti interventi di riconnessione e completamento con circa 69 km di nuovi percorsi che porteranno a superare, in totale, i 300 km di piste ciclabili in città.

Tra le proposte per migliorare la ciclabilità e la sicurezza dei ciclisti, per le ciclabili in sede stradale, anche la creazione delle “case avanzate” per i ciclisti: uno spazio riservato alle biciclette davanti alle linee di “stop” per le auto che permette ai ciclisti di attraversare l’incrocio per primi nel momento in cui scatta il verde, rendendosi più visibili alle auto e riducendo l’esposizione ai gas di scarico.

L’estensione delle “zone 30” completa e integra gli interventi sulla rete ciclabile e amplifica la percezione che l’area interessata sia a prevalente vocazione residenziale, con conseguente riduzione del traffico di attraversamento. Nel comune di Modena esistono già 107 chilometri di strade con velocità massima consentita di 30 Km/h (24 dei quali in centro). Il Pums propone nel breve termine, cioè entro il 2022, la realizzazione di oltre 30 chilometri nelle zone individuate come prioritarie che sono Bortolotti, Cannizzaro, Cittanova, Corni-Cattaneo, De’ Gavasseti, Forlì-Faenza, Gransci, La Spezia, Luosi-Marconi, Sacca Ovest, Torrenova.

Collegate alle zone 30 ci sono anche quelle che il Pums definisce come “zone quiete” da realizzare entro un raggio di circa 300 metri intorno agli istituti scolastici, soprattutto le scuole primarie. Grazie alla pedonalizzazione della viabilità circostante e l’istituzione di Ztl, anche solo temporanee in corrispondenza con gli orari di ingresso e di uscita degli alunni, i bambini potranno percorrere a piedi o in bici almeno “l’ultimo miglio” verso la scuola in una zona interdetta al traffico delle auto.

L’estensione della Zona a traffico limitato prevede di passare dai circa 750 mila metri quadrati attuali, che coprono una parte del centro storico, a oltre un chilometro quadrato nel breve periodo per arrivare come obiettivo, alla scadenza del Pums a coprire il 94 per cento del centro storico (che si estende per 1,2 chilometri quadrati). La prima fase di espansione (già ipotizzata nel piano sosta del 2006 e poi posticipata) riguarda la cosiddetta “addizione erculea” che comprende l’area a nord fino ai viali Monte Kosica, Crispi e Caduti in guerra. Nel medio periodo, a cinque anni, si propone un ulteriore ampliamento corrispondente all’area del parco Novi Sad, con i varchi per raggiungere il parcheggio del centro. Il Pums propone, inoltre, nel lungo periodo uno studio per valutare la fattibilità di un terzo ampliamento della Ztl sull’area del Parco delle Mura, da realizzare in un momento successivo, che porterebbe la Ztl a coincidere con il centro storico.

Sulle nuove aree pedonali il Pums fa un elenco di proposte, non normativo e nemmeno esaustivo, da realizzare in seguito a un percorso di condivisione e concertazione. Le ipotesi di pedonalizzazione puntano a valorizzare contesti storici, corridoi a elevata frequentazione pedonale, luoghi di aggregazione, ambiti commerciali e di riqualificazione. La maggior parte delle aree previste sono in centro: tra queste largo porta Sant’Agostino, le vie Santa Maria delle Assi, Gallucci, Sant’Eufemia, dei Servi; piazzetta de Servi, piazzale Torti e piazzale Boschetti, ma anche via Farini e via Sgarzeria. Sono previste però ulteriori aree pedonali nell’area dell’ex Amcm (per 15 mila metri quadri), piazza Gorrieri e piazza Pucci nell’area di sviluppo del progetto Periferie.

Più verde e innovazione per la sostenibilità

Giardini della pioggia, vasche di laminazione e prati naturali. Sono le “infrastrutture verdi” che il Pums propone per migliorare la qualità dell’aria, combattere le isole di calore e, non ultimo, rendere più belli gli spazi pubblici aumentando il benessere dei cittadini. Le vasche di laminazione, previste, per esempio, nel progetto di rigenerazione dell’area ex Amcm, nella forma delle “pocket wetlands”, insieme ai giardini della pioggia e ai prati, contribuiscono a ridurre i picchi nell’apporto delle acque piovane agli impianti fognari e favoriscono la permeabilità naturale del terreno e l’abbattimento dell’inquinamento idrico grazie alle proprietà naturali delle piante. Per queste infrastrutture si prevede di utilizzare essenze che massimizzino le funzionalità e non richiedano manutenzioni particolari. Le infrastrutture verdi, combinate con le alberature e il verde “classico” dovranno essere previste in ogni intervento urbano con una quota non inferiore al 10 per cento dell’area di intervento nel caso di nuove realizzazioni e non inferiore al 15 per cento nel caso di riqualificazioni.

Il piano per la mobilità contiene anche azioni per promuovere la cultura della sostenibilità e l’abitudine a muoversi con mezzi diversi dall’auto privata. Tra queste, “Bike to work”, il progetto per la mobilità sostenibile del Comune di Modena, promosso in partenariato con altri soggetti, che ha ottenuto oltre 600 mila euro di finanziamento nell’ambito del “Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro”, promosso dal ministero dell’Ambiente. Il progetto ha l’obiettivo di incentivare l’uso della bicicletta negli spostamenti sistematici casa-lavoro anche attraverso i “buoni mobilità” cioè incentivi diretti a chi sceglie di andare al lavoro in bici, e partirà entro l’anno. Circa 500 i partecipanti previsti, a cui se ne aggiungeranno altri 500 nel 2020, che potranno iscriversi attraverso una piattaforma online e riceveranno quindi un rimborso chilometrico in base ai chilometri effettivamente percorsi.

E nell’ambito della promozione di una cultura della sostenibilità rientra anche il piano per la diffusione delle colonnine di ricarica per la mobilità elettriche attraverso una progressiva copertura del territorio comunale con standard non inferiore a una colonnina di ricarica ogni duemila abitanti (quindi, almeno 100 punti di ricarica nel 2030), e una colonnina di ricarica pubblica disponibile entro un raggio di un chilometro al massimo nel territorio urbanizzato, con standard tecnologici omogenei e garanzia di interoperabilità a favore dell’utenza.

Le proposte per la sostenibilità riguardano anche la logistica urbana delle merci con la creazione di un modello di logistica dell’ultimo miglio che punta a diminuire in modo significativo il traffico dovuto, appunto, alla consegna delle merci soprattutto ai privati, data la crescita degli acquisti on line. Da qui le ipotesi di creare centri di distribuzione logistica di prossimità, attrezzati con aree di sosta e spazi adeguati, il potenziamento e la diffusione dei punti ritiro self service (pack station o locker), la previsione di un riconoscimento ambientale alle aziende che permetteranno ai propri dipendente di ricevere le consegne sul luogo di lavoro. Ma anche accordi con il gestore della raccolta rifiuti per associare alle consegne il recupero degli imballaggi dai destinatari, l’incentivazione a creare flotte di consegna “green oriented” e ad adottare la ciclologistica come modello di sviluppo generale ed esteso per la distribuzione urbana dei pacchi più piccoli.

Mobilità sostenibile anche nel nuovo Rue

Il Pums è stato sviluppato in sinergia con il Piano urbanistico generale, in fase di redazione, per integrarsi fortemente con le politiche urbane in modo che pianificazione urbanistica e mobilità sostenibile possano interfacciarsi. E sono divere le previsioni legate alla mobilità previste nel nuovo Regolamento urbanistico edilizio (Rue) la cui adozione è in programma nel Consiglio comunale di giovedì 4 aprile, dalla riorganizzazione del sistema dei parcheggi alla previsione di posti bici, dai depositi protetti per biciclette private e in sharing alle nuove colonnine di ricarica per i mezzi elettrici.

Un sistema di parcheggi lungo le dorsali ciclabili e serviti dalle fermate del trasporto pubblico consentirà di ridurre gli spostamenti automobilistici all’interno della città. Il Piano propone, quindi, un processo di progressivo adattamento dei parcheggi a raso collocati sulle principali strade radiali entranti in citta riorganizzandoli con alberature, depositi protetti per biciclette private e in sharing, sistemi avanzati di tariffazione e prenotazione della sosta, pensiline e percorsi pedonali a raccordo con la trama pedonale della città. Un efficace sistema di illuminazione e l’estensione dell’orario di esercizio del trasporto pubblico lungo le linee che intercettano i parcheggi possono contribuire ad accrescerne l’utilizzo.

Per le nuove costruzioni e i progetti di riqualificazione, il Rue prevede inoltre una dotazione di parcheggi per le biciclette (per esempio, per le abitazioni, due posti bici per ogni abitazione fino a 75 metri quadri), che devono essere coperti se collocati all’aperto. Ogni venti posti bici realizzati in aree di pertinenza, deve essere predisposta anche una colonnina di ricarica per le bici elettriche. Se i posti bici non sono relativi ad alloggi residenziali possono essere in parte, fino a una percentuale del 30 per cento, destinati al bike sharing.

È prevista inoltre l’installazione di colonnine per la ricarica elettrica per tutte le categorie funzionali, nei nuovi interventi, nelle sostituzioni edilizie e nelle ristrutturazioni; le autorimesse dovranno avere l’impianto di rete e alimentazione con predisposizione all’attacco per l’alimentazione delle auto elettriche, e anche i posti auto privati a uso pubblico e i parcheggi pubblici dovranno avere una colonnina di ricarica elettrica ogni 50 posti auto. Il Rue prevede anche che le aree dei distributori dismessi, previa bonifica, possano essere riconvertiti ad aree di parcheggio, car e bike sharing, ricarica auto e bici elettriche.