Su disposizione del GIP del locale Tribunale Dott. Sandro Pecorella, i militari della Guardia di Finanza di Bologna hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’amministratore di fatto di alcune società coinvolte in una serie di “fallimenti in serie”, che gestivano tra l’altro una nota pizzeria ubicata nel centro storico felsineo. L’uomo viene ritenuto responsabile dei reati di bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. E’ stato anche disposto il sequestro di disponibilità bancarie per oltre 1.400.000 euro pari al valore delle somme fraudolentemente sottratte al Fisco.

L’imprenditore, S.M. classe 1971, di origine campane ma residente a Bologna, già lo scorso dicembre era stato destinatario, nell’ambito del medesimo procedimento penale, insieme ad altri quattro soggetti, di un primo provvedimento di sequestro preventivo di beni immobili e quote societarie del valore di oltre 2,5 milioni di euro.

L’attività di servizio trae origine dall’approfondimento svolto dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bologna, sotto la direzione del Sostituto Procuratore Antonella Scandellari, sulle vicende relative al fallimento di una delle imprese alternatesi nella gestione della citata pizzeria e che aveva permesso di disvelare l’esistenza di un vero e proprio meccanismo di “bancarotte a catena” posto in essere dal destinatario della misura cautelare. Quest’ultimo, infatti, con l’ausilio di familiari e prestanome, con cadenza periodica e dopo aver accumulato ingenti debiti nei confronti dell’Erario, trasferiva la gestione dell’esercizio commerciale a nuove imprese costituite ad hoc, evitando così di onorare i conti con lo Stato. Dopo circa 4/5 anni di gestione prima che l’accertamento tributario potesse diventare esecutivo, l’attività di ristorazione veniva solo formalmente trasferita in favore di nuove società sempre riconducibili agli indagati rimanendo, di fatto, nella loro disponibilità. Le società coinvolte, quindi, ormai spogliate delle fonti di guadagno e ancora piene dei debiti verso il fisco venivano intestate a prestanome nullatenenti e, di conseguenza, avviate inevitabilmente al fallimento.

Il nuovo provvedimento restrittivo si è reso necessario dal momento che dalle indagini svolte successivamente ai primi sequestri è emerso come il S.M. abbia posto in essere una serie di condotte finalizzate a tentare di inquinare le fonti probatorie alla base dell’istanza di fallimento presentata dal Pubblico Ministero nei confronti dell’ultima società che risultava avere in gestione la pizzeria e su cui, nei prossimi giorni, il Giudice fallimentare sarà chiamato a esprimersi.

In particolare l’imprenditore aveva intrapreso contatti con alcuni creditori della società per indurli a dichiarare falsamente che parte dei debiti fossero stati già saldati in modo da far apparire meno grave lo stato d’insolvenza della società in sede di udienza. E’ stato accertato inoltre come lo stesso, nonostante fosse a conoscenza delle indagini in corso, lo scorso mese di gennaio non abbia esitato a ripetere il medesimo meccanismo fraudolento anche con riferimento ad una società operante nel settore del commercio di prodotti ittici gravata di debiti per imposte non pagate e di cui risultava essere amministratore.