Con la trasformazione in opera d’arte urbana dell’ultima cabina elettrica in programma, si è concluso a Imola il progetto T.A.G., Torre Arte e Graffiti. L’attività è stata promossa, a partire da maggio scorso, da Inrete Distribuzione Energia – la società del Gruppo Hera che gestisce la distribuzione di gas ed energia elettrica in Emilia-Romagna – che ha deciso di investire in un progetto di rigenerazione urbana trasformando otto cabine elettriche in altrettante opere d’arte.

Una scelta non scontata, per una società che opera nel campo dell’energia, ma che trova radici nel supporto che Hera da sempre fornisce alle attività di valorizzazione del territorio; radici ancora più forti in questo caso, perché il progetto è nato all’interno di Inrete stessa da un’idea di giovani tecnici, per poi svilupparsi con la collaborazione dell’associazione culturale imolese Noi Giovani, in accordo con Con.Ami proprietario delle strutture. Da queste premesse, è stata quindi creata una vera e propria galleria d’arte all’aria aperta, senza alcun consumo ulteriore di suolo: su ciascuna cabina del Gruppo Hera hanno dipinto uno o più giovani artisti locali, nazionali o internazionali, che con i loro diversi stili hanno regalato ai cittadini un nuovo itinerario artistico, dando la possibilità all’osservatore di riscoprire alcuni luoghi della città e percepirne la funzione narrativa.

 

Otto cabine elettriche per raccontare otto storie

L’obiettivo di valorizzare il territorio imolese attraverso l’innovazione, l’arte e la cultura, è stato tradotto dal Gruppo Hera e dall’Associazione Noi Giovani nel progetto T.A.G., che, con la trasformazione delle otto strutture in graffiti capaci di raccontare una storia, ha sottolineato alcuni importanti aspetti, come le caratteristiche dei quartieri in cui sono inserite, il contesto storico-culturale e il rapporto con l’ambiente. Grazie a un’analisi critica e storica sono state individuate varie tematiche, come la storia del fiume Santerno, quella dell’antica basilica di Villa Clelia, l’importanza del rapporto campagna-città e la passione per i motori. Per ogni cabina elettrica è stato scelto un tema e un artista responsabile dell’intervento. Il direttore artistico del progetto, Cesare Bettini, ha fornito a ogni street artist una documentazione completa con informazioni, foto, video e testimonianze relative alla zona, garantendo al progetto completezza e uno stretto legame con il territorio e le sue tradizioni.

 

Diversi i linguaggi artistici utilizzati

Nel complesso e al fine di conferire valore e versatilità al progetto, si sono alternati differenti stili e rappresentazioni. Alcune opere sono state, infatti, realizzate in chiave astratta (lettering, graffiti, etc), per altre è stato utilizzato un linguaggio più figurativo (di realismo, street art).

 

Perché TAG

La parola TAG, nome scelto per il progetto, riassume gli elementi principali di questa iniziativa. Non è solo l’acronimo di Torre, Arte e Graffiti, ma riconduce a un duplice significato, applicabile sia nell’arte urbana, che nei social media: la TAG è la firma attraverso cui l’artista diffonde il suo nome nella città, trasformando luoghi e superfici. Al tempo stesso è archetipo della comunicazione contemporanea, dove a ogni contenuto si associa l’hashtag (simbolo del cancelletto # associato a una o più parole chiave) per facilitare le ricerche tematiche in un blog o in un social network e trasmettere tematiche con immediatezza.

 

Un connubio tra arte e tecnologia

“Ci è piaciuta la possibilità di un connubio tra arte e tecnologia che il progetto Tag rende possibile – commenta Alessandro Baroncini, Amministratore Delegato di Inrete -. Come giovani artisti lavorano all’esterno delle cabine per renderle più integrate rispetto al contesto esterno, giovani tecnici di Inrete operano all’interno delle strutture per renderle sempre più all’avanguardia. 102 cabine di Imola sono infatti già telecontrollate, permettendo di comandare direttamente dalla centrale operativa le manovre necessarie a riattivare il servizio in caso di interruzione dell’elettricità riduce i tempi di intervento e di ripristino della alimentazione, migliorando il servizio ai clienti”.

Nel Comune di Imola Inrete Distribuzione Energia gestisce la distribuzione dell’energia elettrica. Sono oltre 819 i km di rete in bassa tensione e 418 quelli in alta tensione gestiti, 54.500 i contatori presenti e 614 le cabine elettriche gestite.

 

La riscoperta dei luoghi e il coinvolgimento dei cittadini

“Il Progetto Tag è entrato nel cuore della città, entusiasmando e coinvolgendo i cittadini che fin da subito si sono imbattuti nelle insolite opere”, afferma il presidente dell’associazione Noi Giovani, Vincenzo Rossi. “Tag ha provocato domande, discussioni sulle tematiche trattate, ammirazione e curiosità da parte di centinaia di persone, che si sono avvicinate ai luoghi scelti della loro città, riscoprendoli – continua Rossi-. Tag è un progetto artistico, ma anche socio-culturale: le 8 opere ‘a cielo aperto’ vogliono far emergere la storia, le radici e le verità dei luoghi e dare la possibilità alle persone di interpretarle e conoscerle”. E conclude: “Il progetto è la fine di un primo percorso, ma che speriamo sia l’inizio di un nuovo modo innovativo di gestione della res-publica”.

 

L’itinerario artistico

 

1^ cabina – La natura di Fabio Petani

In ordine temporale, la prima cabina elettrica a essere stata realizzata è quella di via Antonio Graziadei 900 (a lato del parcheggio nei pressi della rotonda Marinai d’Italia, di fronte alla pista ciclabile Diego Ronchini), che ha ispirato all’artista piemontese Fabio Petani il tema della natura, per fare percepire la cabina come elemento in sintonia con il contesto naturale in prossimità del fiume in cui è integrata.

 

2^ cabina – Antonello Macs (foto) racconta la passione per auto e motori

A questa è seguita, sempre in via Antonio Graziadei, a lato del ponte di viale Dante vicino all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, l’opera portata a termine da Macs -nome d’arte di Antonello Piccinino-, un artista abruzzese di fama mondiale che ha raccontato l’immaginario legato al mondo delle corse e delle competizioni motoristiche con il suo stile figurativo (realistico/descrittivo), inventando un personaggio che rappresenta l’emblema dell’appassionato di macchine, che può sentirsi un “campione” e amare questo mondo a prescindere dal mezzo che possiede.

 

3^ cabina – Argonaut dipinge l’energia della musica

Sulla cabina in via Vico Garbesi 21 (al termine della ciclabile che collega il centro giovanile Cà Vaina al quartiere Pedagna), ha operato l’artista imolese Argonaut, che si è ispirato direttamente ai colori dell’energia, come omaggio al Gruppo Hera per l’occasione che è stata data con il progetto T.A.G. L’enorme roccia che l’artista ha scelto di realizzare come elemento principale dell’opera, vuole rappresentare la forza simbolica della musica e del suo impatto sulla città contemporanea.

4^ cabina – Andrea Casciu e la tradizione

Andrea Casciu, artista sardo, ha invece realizzato la quarta torre in programma, in Via Aurelio Saffi (nei pressi del parcheggio della Bocciofila), che si trova in un luogo molto caro alla maggior parte degli imolesi: il lavatoio pubblico. L’opera, ancora presente, rappresenta un elemento storico importante, che narra abitudini e tradizioni ormai lontane e legate alla presenza di canali, navigabili fino al secolo scorso. Proprio all’importanza dei canali, opere idrauliche utilizzate per l’alimentazione dei mulini, per l’irrigazione e per la navigazione, si ispira l’opera dell’artista. Il soggetto principale, raffigurato insieme ai canali, è il fiume Santerno, rappresentato da Casciu negli occhi di una grande divinità.

 

5^ cabina – Con Claudio Sale alla scoperta del senso di comunità

Claudio Sale, anche lui sardo, ha operato sulla cabina elettrica di via Solieri, con l’intento di esprimere con semplicità la realtà di un quartiere che fin dal primo momento ha trasmesso un particolare calore e senso di comunità. La vita che si svolge attorno al suo cuore, il parco adiacente al centro sociale, si fa portatrice di semplici ma importanti valori di comunità e gioco. La disparità di età tra i frequentatori del parco, anziani e giovani, è stata riproposta direttamente sul muro, in chiave urbana, con personaggi ispirati alla tradizione fumettistica italiana. Tra la meraviglia dei bambini e la saggezza degli anziani è possibile costruire un percorso unico e partecipato, che insegni ad amare e rispettare lo spazio pubblico.

 

6^ cabina – Aris e la mimesi della natura

La sesta torretta trasformata in opera d’arte è quella in via Graziadei, nei pressi della rotonda “Marinai d’Italia” di fronte alla piscina comunale. A realizzarla è stato Aris, artista che ha iniziato la sua attività nel ’93 con la tecnica del lettering, per poi approdare allo stile figurativo, cercando un ulteriore superamento verso una “quasi” astrazione. L’evoluzione delle lettere e la sua passione per la grafica lo hanno portato a sviluppare un linguaggio personale che raccoglie molte istanze: si è dedica spesso alla rivitalizzazione e rigenerazione di spazi urbani con l’uso della tempera muraria, dotata di una forte valenza simbolica. Ambientazioni lunari e mondi dimenticati sono i temi preferiti delle sue opere, ma per la torre imolese Aris ha dipinto immagini che si mimetizzano con il contesto in cui è situata. L’intento è quello di non far percepire la torretta come struttura a se stante, ma come elemento integrato e in sintonia con il paesaggio naturale da cui è circondata, vicino al Parco del Lungofiume.

 

7^ cabina – La “fuga” di Ale Senso

Quella dipinta da Ale Senso è la cabina di via Santa Lucia, situata in prossimità di via degli Orti.

L’artista unisce la propria arte a simboli ed elementi del territorio e dà vita a veri e proprio capolavori. “Escape” è il titolo dell’opera con cui ha trasformato le pareti della cabina imolesi in tele bellissime, che con le immagini raccontano una fuga che porta verso la scoperta della natura tipica del territorio.

 

8^ cabina – Dado e gli scavi archeologici in via Villa Clelia

L’ottava e ultima cabina elettrica di Hera portata a termine, e che ha chiuso il progetto, è stata quella lungo via Villa Clelia (in prossimità degli scavi archeologici), e prende spunto proprio dai vicini scavi, dai cui studi derivano i principali elementi che caratterizzano l’opera dell’artista Dado, il bolognese Alessandro Ferri. L’area degli scavi ha dimostrato nel corso di una serie di attente analisi archeologiche la presenza in età altomedioevale di una grande basilica Paleo-Cristiana di cui rimangono pochissime tracce. In precedenza era presente un piccolo santuario dedicato a San Cassiano. Dado è molto interessato alla teologia e all’arte medievale in generale. Questi presupposti hanno fatto di lui l’artista perfetto per interpretare un tema cosi importante e la torre racconterà con il suo linguaggio la vera identità del sito e le sue origini storiche.