Esplode la cassa integrazione in Emilia Romagna. Ed è crisi. Nel giro di un mese, da settembre a ottobre 2018, la cassa integrazione registra un +217.5% (da 543.975 a 1.727.044 ore); piazzandosi così al terzo posto nel Paese dopo Basilicata (+949,2%) e Piemonte (+340,9%). Seguono, a livello nazionale, Friuli Venezia Giulia (+191,2%), Marche (+181,1%), Veneto (153,4%), Toscana (91,8&), Lombardia (40,2%) e Lazio (30,3%).

Il ricorso alla Cig ha permesso di salvaguardare posti di lavoro dai  3.200 di settembre ai 10.159 di ottobre (+6.959%).

A scattare la fotografia dell’andamento della Cassa integrazione è il Servizio Politiche Attive e Passive del Lavoro nel X rapporto sulla Cig.

In regione, la provincia dove le aziende hanno fatto più ricorso agli ammortizzatori sociali è Reggio Emilia con un +2.844,3% (da 10.768 a 317.047 ore).

Forlì-Cesena si piazza al secondo posto con +1.069,9% di incremento: da 24.015 a 280.961 ore. Con un +380,7% c’è Modena (da 77.361 a 371.872 ore). A seguire Bologna con +212,6% (da 175.707 a 549.346 ore) e Ravenna con +166,8% (da 16.074 ore a 42.884 ore). Chiudono Piacenza con +49,2% ( da 37.309 ore a 55.682 ore) e Parma con +19.5% (da 44.023 a 52.613 ore).

Al contrario cala la Cig a Ferrara (-99,1% da 93.527 a 880 ore) e a Rimini (-14,5% da 65.191 a 55.759 ore).

«Dopo il calo estivo della Cig dovuto alla chiusura delle imprese per ferie – commenta il segretario generale della Uil Emilia Romagna e Bologna, Giuliano Zignani -, in Emilia Romagna la Cassa integrazione subisce una forte impennata. I dati ci segnalano nuove imprese in difficoltà come si evince dall’aumento del 27,7% della Cigo (da 498.349 a 636.225 ore) e un forte aumento di richieste di cassa integrazione straordinaria +2311,2% (da 45.093 a 1.087.271 ore) dove a prevalere è la causale ‘riorganizzazione e crisi’. Stiamo quindi assistendo ad una forte ondata di crescita dell’utilizzo dell’ammortizzatore sociale, sintomo di sofferenza del sistema imprenditoriale e di conseguenza dell’occupazione».

Come Uil Emilia Romagna, prosegue Zignani, «siamo molto preoccupati per questi dati che, in massima parte, rispecchiano la  brusca frenata registrata dall’economia nazionale. La nostra regione ha, però, gli anticorpi per reagire con vigore. Ad esempio, il Patto per il Lavoro ha messo in circolo più di 20miliardi di risorse tali per cui il nostro sistema produttivo ha retto meglio di altri la lunga crisi economica. Una forte politica di investimenti che, ora, è bloccata sia dall’incertezza di un Def in cui gli investimenti sono sacrificati sull’altare dell’assistenzialismo, ma anche dall’incapacità del Mise a gestire le aziende in crisi (basta vedere l’ex Breda Menarini) e dallo stop, da parte del Ministero delle Infrastrutture, alle grandi opere di cui davvero necessita non solo la nostra regione, ma il Paese. Progetti pronti a partire, con risorse già a bilancio, bloccati senza costrutto dal Governo. Cantieri che porterebbero occupazione e sviluppo dell’economia non solo emiliano-romagnola, ma anche del Paese. Essendo la nostra regione crocevia obbligato».