Le cooperative emiliano-romagnole possono essere protagoniste nella prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne, in rete con gli altri attori pubblici e privati del territorio. Oltre il 90% ha già messo in atto queste attività, un terzo ha strutturato servizi interni per fronteggiare il problema, mentre l’80% svolge periodicamente analisi del clima organizzativo per facilitare la raccolta di segnalazioni. Sono alcuni dei risultati della ricerca “View. Violenza, Impresa e Welfare. Il ruolo della cooperazione per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile”, presentata oggi a Zola Predosa (Bologna) nell’ambito dell’evento “Più forti insieme”, organizzato dalla commissione dirigenti cooperatrici di Confcooperative Emilia-Romagna. La ricerca è stata realizzata dall’economista modenese Francesca Corrado su un campione di cento cooperative (di cui 17 modenesi).

«Dalla ricerca emerge che la cooperazione è tra i modelli di impresa più efficaci nel dare attenzione alle lavoratrici (nella maggior parte dei casi anche socie). Questo è fondamentale per realizzare progettualità volte a contrastare le molestie e le violenze sulle donne – commenta Anna Piacentini, presidente commissione dirigenti cooperatrici di Confcooperative Emilia-Romagna – Lo conferma, ad esempio, la presenza di numerose cooperative che erogano servizi per l’accoglienza e sostegno ai familiari, si occupano dell’inserimento lavorativo delle donne, propongono forme mirate di microcredito per favorire l’autonomia femminile, oppure di cooperative fondate da donne maltrattate che si sono unite per essere più forti insieme. Vogliamo stimolare la nascita di una rete regionale di cooperative che supporti percorsi privilegiati di accesso e reinserimento lavorativo per le donne vittime di violenza, facilitando anche la permanenza della donna in azienda con politiche di conciliazione famiglia-lavoro. Per raggiungere questi obiettivi è indispensabile la collaborazione con le istituzioni e gli altri soggetti attivi nel contrasto alla violenza sulle donne. Per questo il 16 aprile scorso abbiamo sottoscritto l’accordo regionale con i sindacati e intendiamo contribuire alle attività dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere».

«Senza le donne in questa regione non ci sarebbe cooperazione – aggiunge il presidente di Confcooperative Emilia-Romagna Francesco Milza – Rappresentano il 64% degli 80 mila lavoratori nelle nostre cooperative, con 1.700 consigliere di amministrazione (22%) e 331 cooperative con governance femminile (20%), cresciute del 3% negli ultimi due anni. Mi piace inoltre sottolineare la presenza di ben 115 cooperative al 100% femminili, il cui consiglio di amministrazione è composto da sole donne. È proprio da queste cooperatrici che è nata l’idea di valutare quali azioni mettere in campo per prevenire e contrastare il drammatico fenomeno della violenza sulle donne. Quest’anno in Italia sono state uccise 80 donne, cinque delle quali in Emilia-Romagna (due a Modena)».

Osservando la domanda di servizi di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne, la ricerca rivela che solo il 25% degli intervistati ritiene che in caso di molestia sul posto di lavoro la cooperativa non saprebbe come affrontare il problema, mentre l’80% conferma che all’interno dell’impresa sono state svolte analisi del clima organizzativo per facilitare la raccolta di segnalazioni. Il 30% sottolinea la presenza di servizi interni alle cooperative di supporto per casi di molestie e violenza.

Tra le priorità espresse c’è la necessità – evidenziata nel 63% dei casi – di avviare percorsi informativi per sensibilizzare i dipendenti, insieme a corsi di formazione per amministratori, dirigenti, soci, dipendenti e collaboratori delle cooperative. L’80% ritiene utile l’attivazione di uno sportello di ascolto e supporto psicologico, il 73% di uno sportello legale e l’83% di un servizio di mediazione culturale. Meno richiesti sono, invece, i corsi di difesa e crescita personale (53%).

Sul fronte dell’offerta di servizi, il 91% dichiara che la propria cooperativa ha già svolto attività di questo tipo, il 52% ritiene che si debbano implementare iniziative di sensibilizzazione interne, il 24% giudica fondamentale una mappatura puntuale dei servizi che possono essere offerti. Tra le azioni che le cooperative potrebbero implementare ulteriormente, ci sono accompagnamento e orientamento al lavoro (71%), sostegno alla genitorialità (47%), accoglienza residenziale (46%), consulenza psicologica (41%), assistenza durante la presa in carico (30,8%), assistenza medica (14,5%).

Oltre il 95% degli intervistati ritiene, infine, che Confcooperative Emilia-Romagna possa supportare i servizi di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne, creando una rete regionale di cooperative per lavorare in un’ottica integrata e multidisciplinare, in sinergia con gli attori pubblici e privati.