Precedute da tre segnali acustici, sono state 25 le esplosioni che giovedì 20 settembre, a mezzogiorno in punto, hanno consentito la demolizione della torre dell’acquedotto di San Donnino, in strada Tre Case a Modena, alta circa quaranta metri, non più utilizzata da molti anni e scollegata dalla rete idrica.

Sono stati utilizzati 2,5 chili di dinamite in gelatina. Le cariche esplosive, cartucce da 25 millimetri di diametro, sono state inserite in cinque degli otto pilastri della torre attraverso fori praticati appositamente e collegate ai 25 detonatori collegati in serie, cinque per colonna. Le esplosioni sono state simultanee e la torre è caduta, come previsto nel progetto, nella direzione dei pilastri minati, uno spiazzo libero da alberi ed edifici.

L’intervento è stato affidato da Hera alla ditta veneta Geodem-ambiente srl, che ha realizzato i lavori propedeutici alla demolizione e ora si occuperà dello smaltimento dei residui del manufatto e della bonifica dell’area. Si calcola che sarà necessario rimuovere in una decina di giorni circa 280 metri cubi di materiale, l’equivalente del contenuto di 24 camion.

La torre piezometrica era stata costruita in cemento armato e muratura; anche il serbatoio sulla sommità è in cemento armato. Per la demolizione con esplosivi è stata incaricata la ditta Tecnomine di Piacenza.

L’intervento è stato valutato dalla commissione tecnica provinciale di vigilanza presieduta dalla Prefettura che ha definito le prescrizioni per il piano operativo di sicurezza che ha visto l’evacuazione della popolazione in un raggio di centro metri (si tratta comunque solo di due abitazioni e della sede della Polisportiva San Donnino) e una zona di interdizione al traffico con la chiusura di via Strada Tre Case dall’incrocio con via Gelsomini fino a stradello del Mulino, chiusura di via Gelsomini tra il civico 15 e Strada Tre Case. È stata prevista anche l’attivazione temporanea del Comitato operativo comunale previsto dal Piano di protezione civile.