Più regole per le case famiglia in Emilia-Romagna dopo i casi di maltrattamenti emersi anche nelle scorse settimane. È quanto prevede un accordo sugli indirizzi regionali per i regolamenti locali sulle case famiglia sottoscritto dalla Regione Emilia-Romagna con Cisl Cgil Uil e le rispettive categorie dei pensionati.

Lo sviluppo di queste strutture è in costante crescita: nella nostra regione sono circa 500 e accolgono circa 2.700 persone. A Modena sono almeno tre e ospitano una quindicina di anziani.
Da qui nasce la necessità di regolamentare meglio un ambito di servizi privati e di stabilire modalità di controllo più accurate, anche perché «purtroppo alcune case famiglia – si legge nella nota dei sindacati – hanno conquistato gli onori della cronaca a causa degli abusi e maltrattamenti subiti dagli ospiti per opera di qualche imprenditore senza scrupoli».

Le case famiglia sono strutture di iniziativa privata che non necessitano di particolari autorizzazioni potendo accogliere fino a un massimo di sei ospiti autosufficienti o lievemente non-autosufficienti, cioè in grado di compiere le principali attività della vita quotidiana.

«Siamo soddisfatti dell’accordo raggiunto – affermano Cgil Cisl Uil e Fnp Spi Uilp – Con queste linee guida regionali si sono fissati alcuni principi essenziali e dettate regole che garantiscono, in modo omogeneo in tutti i contesti territoriali, qualità e sicurezza del servizio prestato agli ospiti, rafforzano i controlli, promuovono una lista di qualità delle case famiglia a tutela degli ospiti, familiari e operatori, valorizzano le buone esperienze ed evitano fenomeni di maltrattamento. Questa intesa regionale –continuano i sindacati – riconosce e valorizza una tematica che a Modena avevamo avvertito da qualche tempo e che, in accordo con il Comune di Modena, avevamo già tradotto in un’analoga intesa territoriale alla fine del 2017. Abbiamo anche avanzato da tempo una richiesta di convocazione alla conferenza provinciale socio-sanitaria per un’analisi sulla situazione generale della non autosufficienza, in particolare degli anziani nelle strutture, per tenere monitorato un servizio che giudichiamo di grande importanza ed eventualmente individuare ulteriori spazi di miglioramento».

È stato convenuto lo sviluppo di un sistema informativo che aggiornerà periodicamente l’anagrafe regionale delle case famiglia, in modo da avere un quadro aggiornato e trasparente a tutela della qualità delle strutture, ma soprattutto degli ospiti. Le organizzazioni sindacali e la Regione si sono impegnate a continuare il confronto con l’obiettivo di promuovere l’applicazione degli indirizzi regionali nei singoli ambiti distrettuali, aggiornare periodicamente i dati del monitoraggio, valutare i risultati delle attività di controllo, effettuate per conto di Comuni e Asl, elaborare (con il coinvolgimento dei medici di famiglia) strumenti di valutazione delle condizioni di salute degli ospiti al momento dell’accesso, valorizzare il collegamento delle case famiglia con la rete dei servizi socio-sanitari.

Su proposta dei sindacati, la Regione ha accolto la richiesta di lavorare in sede nazionale per rivedere alcuni aspetti dell’attuale legislazione, con l’obiettivo di prevedere requisiti e garanzie aggiuntive per l’apertura e gestione delle strutture.

Infine la Regione Emilia-Romagna promuoverà una specifica campagna di sensibilizzazione sulla dignità e i diritti delle persone, a partire dalle categorie più fragili: anziani e disabili.