Sono 9 i nuclei familiari colpiti da gravi crimini rispetto ai quali la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati, presieduta da Carlo Lucarelli, ha da poco stanziato 81.500 euro (206 mila euro in tutto nel 2017 per 26 casi). I fondi, una tantum, sono stati consegnati o lo saranno a breve alle vittime o ai familiari per permettere loro di affrontare nell’immediato le difficoltà economiche o psicologiche più urgenti causate dal reato. Un aiuto concreto, che tiene conto dei bisogni specifici delle persone coinvolte perché riescano ad andare avanti e a costruire un progetto di vita.

L’attività della Fondazione è stata presentata oggi in Regione, nel corso di una conferenza stampa del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, dal presidente e dalla direttrice della Fondazione, Carlo Lucarelli e Elena Buccoliero.

Nel frattempo, la Fondazione cresce. Infatti, alcune amministrazioni locali scelgono il coinvolgimento diretto: le Unioni di Comuni Val d’Enza, nel reggiano, e Pedemontana Parmense sono entrate come soci aderenti, dopo la ratifica nell’Assemblea dei soci di fine anno. Un importante passo avanti che si inserisce nel percorso di rilancio e rafforzamento della Fondazione voluto dal presidente Bonaccini e condiviso dai soci stessi, inaugurato con la nomina di Lucarelli e che passa anche per l’aumento delle risorse regionali, per fare della Fondazione sempre più uno strumento di sostegno vero per chi ha subito reati particolarmente efferati.

I 9 casi: le vittime aiutate

Tra le istanze analizzate e accolte dalla Fondazione regionale, due riguardano omicidi. Una presentata dal sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, per un aiuto ai familiari del giovane uomo ucciso il 2 luglio scorso a Valencia (per il fatto è in attesa di giudizio un coetaneo che già da tempo lo tormentava e che è detenuto per stalking). Un sostegno è stato poi riconosciuto anche a Parma, su richiesta del sindaco Federico Pizzarotti, per i familiari della ragazzina di 11 anni e della madre, entrambe ghanesi, uccise a coltellate nel luglio scorso. È accusato del crimine uno dei fratelli maggiori della ragazzina.

Le altre istanze accolte, provenienti dalle province di Bologna, Reggio Emilia, Parma e Piacenza (per rispettare l’anonimato delle vittime non vengono fornite informazioni sui Comuni di residenza o altre che possano far risalire alla loro identità), presentano analoghe, drammatiche situazioni.

Un aiuto è stato dato a una giovane vittima di stalking, che da diversi anni è costretta a vivere sotto la protezione dei familiari e sta pensando peraltro di trasferirsi all’estero, dopo aver subito pedinamenti, tormenti tramite cellulare e social network, continue ed esplicite minacce da parte di un uomo più volte condannato.

Due vicende analoghe riguardano poi ragazze straniere molto giovani che hanno chiesto protezione: la prima per sfuggire alla prospettiva di un matrimonio combinato e ai continui maltrattamenti del padre che la costringeva in condizioni di reclusione, l’altra per sottrarsi al marito che le è stato imposto e l’ha gravemente maltrattata per diversi anni, con la connivenza della famiglia di lei. Casi nei quali c’è praticamente bisogno di tutto: apprendimento della lingua italiana, sostegno psicologico, formazione professionale per raggiungere l’autonomia. In entrambe le situazioni, la Fondazione è intervenuta per sostenere i progetti di aiuto predisposti dai Servizi sociali.

Di violenza nella coppia si parla per una donna di quasi sessant’anni che si è rivolta al Centro Antiviolenza dopo molti anni di sopraffazioni da parte del marito. Il Centro ha avviato sia la consulenza legale sia un percorso psicoterapeutico, gratuiti, per aiutarla ad affrontare le dolorose conseguenze delle violenze subite, il Comune ha messo a disposizione un’abitazione di edilizia popolare e la Fondazione ha integrato il progetto sostenendo il costo dei primi affitti e dei mobili indispensabili.

Le ultime tre istanze erano dedicate a bambini e ragazzi vittime di violenza nell’ambito familiare.

Il primo è il caso di un’adolescente allontanata dalla famiglia dopo aver subito violenze sessuali da parte del padre, nell’iniziale incredulità della madre. Quando la donna ha preso atto della realtà, la ragazza è tornata a vivere con lei ma occorre un supporto psicologico mirato per entrambe.

La seconda istanza riguarda due fratelli adolescenti vittime di pesanti maltrattamenti fisici da parte dei genitori perché non si adattavano alle prescrizioni del padre. Analogo, infine, l’intervento a favore di una ragazzina che ha dichiarato di aver subito per diversi mesi molestie sessuali da parte del compagno della mamma. Dopo la rivelazione è scattata la rete di protezione e il processo è in corso. La mamma ha lasciato il compagno e si occupa della figlia, che ha bisogno di aiuto e mostra un quadro preoccupante.

Nei tre interventi la Fondazione ha stanziato un contributo economico per percorsi psicoterapeutici.

La Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati: il 5 per mille per sostenerla

Nata il 12 ottobre 2004 con la firma dell’atto costitutivo da parte dei soci fondatori: la Regione Emilia-Romagna, le Province e i Comuni capoluogo. Il presidente è Carlo Lucarelli.

Unico in Italia, il progetto di dar vita ad una Fondazione per dare sostegno immediato alle vittime dei crimini dolosi di maggiore gravità, ha preso le mosse dall’articolo 7 della legge regionale n. 24 del 2003.

Il patrimonio della Fondazione è costituito dai conferimenti in denaro effettuati dai soci fondatori all’atto della costituzione. Il fondo di gestione è alimentato dalle quote annuali dei soci attivi che, oltre alla Regione e ai Comuni capoluogo, attualmente comprendono i Comuni di Imola, Novi, Sassuolo, l’Unione Val d’Enza e l’Unione Pedemontana Parmense.

Tutti i cittadini possono sostenere la Fondazione con proprie donazioni (tramite bonifico bancario, iban: IT 08 P 02008 02416 000010328177 o con pagamento PayPal dalla pagina http://bit.ly/2EKIgCY) o destinando il 5×1000 all’atto della dichiarazione dei redditi (codice fiscale 02490441207).