Continuano le proteste delle dipendenti di Miorelli Service Spa, società trentina di facility management che è da poco subentrata negli appalti di pulizie degli uffici modenesi di Poste Italiane.  Dopo l’iniziativa di sciopero e presidio di fine 2017, le lavoratrici hanno di nuovo incrociato le braccia il 24 e 25 gennaio e si fermano nuovamente anche oggi e domani martedì 6 febbraio contro i pesanti tagli all’orario di lavoro e di conseguenza al loro salario.
Nella mattinata di domani, martedì 6 febbraio, è previsto anche un presidio davanti agli uffici di Poste Italiane in via Divisione Acqui a Modena, dalle ore 9 alle 11.

“Sappiamo che continuare a scioperare è un sacrificio economico per queste lavoratrici, a cui è già stato tolto tanto dal salario – afferma Alessandro Santini della Filcams-Cgil di Modena – ma le dipendenti degli appalti postali sono decise a non mollare”.

“Oltre ai tagli di orario che ormai si ripetono inesorabilmente ad ogni cambio di appalto presso Poste Italiane – continua  il sindacalista della Filcams/Cgil – abbiamo riscontrato anomalie sulle buste paga di tutte le 30 lavoratrici che hanno accettato di passare sotto la Miorelli Service. Vengono infatti riconosciuti rimborsi chilometrici inferiori a quanto previsto dalla contrattazione territoriale e molte altre voci in busta paga non sono corrette tanto che, a oggi, non solo il personale impiegato ha meno ore a disposizione di prima, ma quelle che lavora sono anche pagate meno”.

La Filcams/Cgil di Modena ha sinora ricevuto una sola risposta dalla ditta in appalto presso Poste. “Alle nostre richieste” – dichiara Santini – “è stato risposto solo che i contratti di assunzione erano finalmente stati inviati alle lavoratrici, ma questo è un atto dovuto e, anzi, ci tocca di sottolineare un clamoroso ritardo nella gestione delle pratiche di assunzione, visto che queste lavoratrice sono dipendenti di Miorelli dal 1° novembre del 2017. Ancora, non ci è stato mostrato il capitolato di appalto che giustificherebbe i tagli delle ore, che vanno dal 25% al 50% rispetto a prima. Sembra che l’azienda preferisca questo braccio di ferro invece di tentare una mediazione a carte scoperte”. Per questo il sindacato sta valutando insieme ad un legale per capire se esistano i margini di comportamento antisindacale che impedisce ai lavoratori di conoscere la verità sull’appalto.

Inutile dire che, comunque, anche Poste Italiane è chiamata in causa e, sinora, dai dirigenti della più grande azienda italiana sono giunti solo silenzi. Totale indifferenza verso il destino di queste lavoratrici, ma anche, sottolineano i sindacati, nei confronti dello stato di cura e igiene dei propri uffici che, con le ancor più ridotte tempistiche di lavoro, non possono certo essere ben puliti.
“Per questo – conclude Santini – stiamo lavorando per capire lo stato delle cose anche negli altri territori della regione interessati dai cambi-appalto ed estendere la vertenza, e cercare di riportare il committente alle proprie responsabilità”.