Facendo intendere di essere una cliente, dopo aver suonato il campanello riusciva ad ottenere l’apertura della porta della gioielleria permettendo l’ingresso ai due compici travisati che, armati di pistola, intendevano consumare una rapina. Un colpo non andato a segno per la reazione dell’orefice rimasto ferito unitamente alla consorte dalla furia violenta dei due rapinatori che hanno desistito dandosi alla fuga a mani vuote unitamente alla complice, che dopo aver ottenuto l’apertura della porta, faceva il palo all’esterno.

Le indagini dei carabinieri della stazione di Montecchio Emilia coordinate dalla Procura reggiana sono oggi arrivate ad un’importante svolta con l’identificazione della complice dei due rapinatori. Con l’accusa di concorso in tentata rapina aggravata i militari dell’Arma hanno infatti denunciato alla Procura reggiana una 50enne residente a Correggio, nei cui confronti i militari, grazie anche alle telecamere di videosorveglianza e a importanti testimonianze, hanno acquisito incontrovertibili elementi di responsabilità. Un’importante svolta investigativa che a breve potrebbe vedere l’identificazione degli autori materiali della tentata rapina che si ricorda hanno usato inaudita violenza nei confronti dei due coniugi che gestiscono l’oreficeria, entrambi finiti in ospedale.

I fatti poco dopo le 19 dello scorso 5 dicembre quando una donna, facendo intendere di essere una cliente, riusciva ad ottenere l’apertura della porta dell’attività commerciale consentendo l’ingresso di due complici, entrambi travisati di cui uno armato di pistola, che aggredivano la moglie del proprietario intimandogli di consegnare l’incasso e i gioielli in vetrina. L’orefice, accortosi di quanto accadeva, reagiva contro i rapinatori che, per assicurarsi la fuga, lo colpivano alla testa con il calcio della pistola, usando violenza anche nei confronti della moglie intervenuta a difesa del marito. I due coniugi ricorrevano alle cure mediche (10 giorni di prognosi per l’uomo e 5 per la moglie) mentre i due malviventi, sorpresi dalla reazione delle vittime, desistevano dandosi alla fuga con la complice, oggi identificata e denunciata, che all’esterno faceva il palo.