Reggio Emilia commemora l’eccidio del 28 dicembre 1943 quando Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio, i sette fratelli Cervi, vennero fucilati dai fascisti insieme a Quarto Camurri. Col padre Alcide furono catturati il 25 novembre in un rastrellamento. Il 27 dicembre fu assassinato il segretario comunale di Bagnolo in Piano Davide Onfiani: per rappresaglia furono tutti uccisi. Nel 74° anniversario, Comune e Provincia, Istituto Alcide Cervi, Comuni di Gattatico, Campegine e Guastalla, Anpi, Alpi-Apc hanno voluto ricordare. Alla cerimonia, che è culminata con la deposizione di una corona sul luogo dell’eccidio, hanno preso parte anche il vicepresidente Istituto Cervi Luca Bosi, il vicepresidente Alpi-Apc Elio Ivo Sassi e Giammaria Manghi presidente della Provincia di Reggio Emilia. L’ orazione ufficiale è stata pronunciata da Vania Bagni, vicepresidente nazionale Anpi.

“Momenti come quello che celebriamo questa mattina – ha detto il sindaco Luca Vecchi – hanno il dovere, nella contemporaneità, di sottoporre a noi tutti degli interrogativi su ciò che possiamo e dobbiamo continuare a fare per tenere viva la memoria e la consapevolezza del sacrificio dei sette fratelli Cervi e di Quarto Camurri. C’è un filo che lega questa storia e le vicende dell’antifascismo e della Liberazione, finanche alla promulgazione, 70 anni fa, della Costituzione del nostro Paese, con ciò che siamo oggi, qui a Reggio Emilia, in Italia, in Europa.

Un grande leader dell’African National Congress, Oliver Tambo, disse una volta che ‘io sono ciò che sono, in funzione di ciò che tutti siamo’: un modo molto efficace per dire che la libertà di ciascuno di noi è tale nella misura in cui è la libertà di tutti. Ebbene, noi a Reggio Emilia siamo ciò che siamo in funzione di quanto è accaduto e di ciò che che siamo stati, di quel lungo percorso che ha costruito questa comunità, radicandone i valori e portandoci fino a oggi. E lo siamo non soltanto a Reggio Emilia, ma innanzitutto in quell’Europa che durante il secondo conflitto mondiale diventò il luogo delle più grandi atrocità della storia, e che tuttavia seppe rinascere dalle sue macerie, ricostruendosi come popolo libero e democratico e organizzando la convivenza civile di un continente intorno al cardine dei diritti civili e di cittadinanza e ai principi di legalità. Quell’Europa che è il nostro punto di riferimento, in cui tuttavia oggi riaffiorano nuovi populismi e nazionalismi, e in alcuni casi anche rigurgiti di stampo fascista che pensavamo in qualche modo superati definitivamente. Rigurgiti talvolta anche di stampo razzista, che tendono a rendere più complicate e difficili le condizioni stesse dell’accoglienza e della convivenza civile all’interno delle nostre comunità.

Quell’Europa deve oggi ritrovare la forza di guardare avanti, con lo spirito e i valori che oltre 70 anni fa accompagnarono l’impegno antifascista, la battaglia della Liberazione e l’approdo alle Costituzioni democratiche contemporanee. Quel filo che lega il passato al presente e ci orienta verso il futuro riguarda anche la nostra comunità che, come simbolicamente testimoniato da Casa Cervi e dall’impegno di Alcide Cervi e Genoveffa Cocconi, ha fondamento nella convivenza di principi, valori e culture diverse. La storia dei sette fratelli Cervi ci consegna inoltre altri simboli che interrogano il presente, il trattore e il mappamondo simboli contemporanei della civiltà democratica, perché da una parte ci parlano della civiltà del lavoro, del legame con la terra e con la storia contadina, dall’altra ci parlano anche del significato di una società aperta, globale e colta, che vuole costruire giorno per giorno la propria dimensione locale senza prescindere da quella globale. Proprio come casa Cervi, luogo principe dell’accoglienza di chi aveva bisogno, di chi era diverso, di chi doveva essere accolto nel nome di una convivenza civile. Quel principio dell’accoglienza sta insieme con l’intraprendenza contadina, con la cultura del lavoro, con il principio di legalità, con ciò che eravamo ieri e con ciò che possiamo e dobbiamo essere oggi. In quel sistema di valori e in quella memoria condivisa c’è il fondamento etico e morale scritto nella Costituzione della convivenza civile di un popolo e c’è soprattutto la guida e il punto di riferimento per affrontare i grandi temi globali del nostro tempo,sia nella dimensione globale come il fenomeno delle migrazioni, fino alle sacrosante e fondamentali battaglie di legalità che dobbiamo continuare a perseguire in modo inflessibile perché le nostre terre possano e debbano continuare a essere ciò che sono sempre state, terre di intransigenza, di valori alti, di impegno civile e sociale.

Concludo citando una nota frase di Albert Einstein, sul fatto che possono esserci tante penne per scrivere il futuro, ma non ci sarà mai nessuna gomma per cancellare la memoria. Questo è nella consapevolezza della nostra terra, della nostra comunità e dei nostri cittadini, ed è questa l’eredità più importante che ci insegna il sacrifico dei fratelli Cervi e di Quarto Camurri, così come la tragedia dei Martiri di Villa Sesso, la storia di Don Pasquino Borghi e le tante tragiche esperienze dell’antifascimo e della Resistenza, fino ai tanti altri momenti che hanno segnato la storia del Novecento di questa comunità fino al 7 luglio1960. Tanti momenti simbolicamente fondamentali, importanti e ineludibili di una storia collettiva che ci ha reso ciò che siamo oggi, di quel filo che ci lega alla memoria del passato e che credo continuerà ad orientarci nel futuro”.

 

Il Presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi, ha preso spunto dalle parole incise sulla lapide che, al Poligono di tiro di Reggio Emilia, ricorda l’eccidio, per rendere omaggio ai fratelli Cervi e a Quarto Camurri. “Qui non solo sacrificarono la propria vita per la libertà e la democrazia, ma diventarono anche simbolo del contributo che questa terra ha portato in uno snodo fondamentale nella storia  del nostro Paese, ovvero gli anni della Resistenza al nazifascismo che da lì a poco ci avrebbero restituito un’Italia di nuovo libera e ci avrebbero portato alla nascita della Repubblica”, ha detto.

“Il 74esimo anniversario dell’eccidio dei fratelli Cervi e di Quarto Camurri cade all’indomani del settantesimo della Costituzione, che della nostra Repubblica rappresentò il suggello, sancendo quei valori che oggi siamo chiamati tutti ad onorare, a partire dalla partecipazione alla vita pubblica attraverso l’associazionismo, la disponibilità ad aiutarsi gli uni con gli altri, ma anche in occasione dei fondamentali momenti democratici”, ha aggiunto il presidente Manghi, sottolineando come “nell’approssimarsi di nuove elezioni, non si possa rimanere insensibili al preoccupante calo di affluenza che si è registrato nelle ultime tornate elettorali e che risulta uno sfregio al sacrificio di tutti coloro che, come i fratelli Cervi e Quarto Camurri, pagarono con la propria vita la nostra libertà”.

“La democrazia e i valori della nostra Costituzione necessitano quotidianamente della nostra diretta testimonianza ed anche per questo la Provincia di Reggio Emilia, al di là delle competenze assegnate all’ente dopo il recente riordino, ha inteso continuare a garantire il proprio impegno nell’Istituto Cervi”, ha concluso il presidente Manghi.