Incredibili sviluppi sull’omicidio di ‘San Valentino’, avvenuto a Fabbrico nella notte del 14 febbraio 2014, quando il pakistano Ahmed Waqas, di soli 20 anni, giunto in Italia alla ricerca di un futuro migliore, fu barbaramente seviziato e ucciso. Il suo corpo, denudato, venne poi sotterrato. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Emilia, a seguito di minuziose, ininterrotte e complesse indagini durate oltre tre anni sotto la guida del Sostituto Procuratore Giacomo Forte, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale – Ufficio Gip – di Reggio Emilia, a carico del  38enne S.N.S., all’epoca dei fatti abitante a Fabbrico ed oggi residente a Luzzara.

Per il medesimo omicidio il 12 maggio di quest’anno i militari avevano assicurato alla giustizia M.G., che godeva di affetto e fiducia da parte della vittima, tutt’ora detenuto, responsabile, secondo l’iniziale  quadro indiziario, di aver garantito la relazione segreta della giovane vittima con una ragazza pakistana abitante a Fabbrico, di avere poi ingannato Waqas facendogli credere di aiutarlo nella fuga d’amore progettata per il 14 febbraio, per poi accompagnarlo invece nelle mani dell’assassino la stessa notte di San Valentino 2014.

Questo è  infatti il punto che conduce alla svolta, non prevista e di certo non prevedibile, in cui la realtà supera ogni più fervida fantasia. Grazie all’immane lavoro effettuato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Emilia, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, è stato infatti chiarito che la progettata fuga con la ragazza pakistana in realtà non esisteva. Anzi, a non esistere, erano la ragazza, le storie sul suo conto, le chat facebook con cui apparentemente la stessa prendeva vita, le presunte vicende in cui la donna era coinvolta e gli amici che a scuola frequentava. Tutto falso, tutto inventato, con l’unico fine di far credere al giovane Ahmed Waqas di avere in corso una relazione con una ragazza benestante ed intenzionata a scappare con lui per un matrimonio non combinato e non approvato dalla famiglia, in una sorta di film dietro la cui regia vi erano invece i suoi assassini, che con quel “teatrino”, artatamente creato con un falso profilo facebook, intendevano soltanto organizzare in maniera perfetta e premeditata il suo barbaro omicidio.

Waqas non sapeva infatti che dall’altra parte di quella chat, a rispondere alle sue richieste di affetto, non vi era la bella, ricca e innamoratissima ragazza chiamata GVR, bensì i suoi assassini, che con quella messinscena portata avanti per non meno di otto mesi, erano riusciti a convincere il giovane che a breve, grazie a quel tanto auspicato matrimonio, sarebbe diventato felice e benestante, quando invece lo stavano conducendo al suo patibolo.

Quella tragica notte di San Valentino, infatti, nessuna ragazza vi era ad attenderlo per fuggire con lui in Germania, ma soltanto i propri assassini che in quel modo premeditato in maniera maniacale intendevano farlo sparire dalla circolazione senza che nessuno potesse insospettirsi. Se infatti il corpo del giovane pakistano non fosse stato casualmente rinvenuto durante lavori di cantiere, nessuno avrebbe immaginato il suo assassinio. Padre, madre e parenti lo avrebbero immaginato felice in un qualche posto in Europa, unitamente alla ragazza, le cui chat, create ad arte, costituivano, secondo l’elaborato piano, la prova documentata dell’avvenuta fuga d’amore in realtà mai avvenuta.

Se i carabinieri non avessero fatto l’impossibile per risolvere il caso, si sarebbero senza dubbio messi alla ricerca dei parenti dell’inesistente ragazza, ossia i principali sospettati, che ovviamente mai avrebbero trovato.

Per suggellare l’accordo criminale e assicurarsi che nessuno degli assassini, dopo l’omicidio, avrebbe mai tradito il complice, S.N.S., con la promessa di denaro, si era garantito l’assoluta fedeltà del complice M.G., attraverso il rito islamico del Wudu, portandolo presso la moschea di Fabbrico e ottenendo il sacro giuramento di fedeltà da parte di quest’ultimo sul testo del Corano, corredato dalle rituali abluzioni.

Ma, come Hitchcock, maestro indiscusso del giallo insegna, il delitto perfetto non esiste. E i Carabinieri, credendo fermamente in questo, attraverso mirati approfondimenti effettuati sugli atti acquisiti mediante rogatoria internazionale eseguita presso gli Stati Uniti d’America sul noto social network Facebook, sono riusciti a rintracciare una chat in cui il giovane Ahmed Waqas, a sua volta violando la promessa a cui era stato costretto di non rivelare a nessuno il nome dei propri mediatori con quella che riteneva essere la fidanzata GVR, aveva invece confidato ad un proprio parente abitante in Pakistan il nome di S.N.S.  (che sarebbe stato l’esecutore materiale del proprio omicidio), indicandolo chiaramente come colui che lo stava aiutando nelle fasi organizzative del proprio matrimonio segreto e della fuga all’estero.

A partire da tale momento dunque le indagini hanno preso una accelerazione in una direzione ben diversa da quella inizialmente ipotizzata (secondo la quale gli assassini del ragazzo erano da individuarsi nei parenti della inesistente fuggitiva). I due, oltre alla figura di GVR, avevano infatti creato ad arte un vero e proprio teatro di cui la vittima era a sua insaputa il protagonista principale. Numerosi i personaggi di fantasia inventati per rendere più credibile a Waqas l’esistenza di GVR tutti rinvenuti nelle chat acquisite dagli investigatori: l’amica del cuore Kiran, la sorella maggiore Sabi oltre ad un susseguirsi di vicende mai avvenute. Tra queste la più incredibile è quella in cui i due arrestati hanno fatto credere alla vittima che la propria fidanzata si trovava in ospedale dopo aver ingerito del veleno proprio per via del proprio innamorato Waqas, a tal punto da indurre in quest’ultimo un vero e proprio stato di angoscia per le condizioni della propria amata.

Ed è a questo punto che, accertata l’inesistenza di tutta la messa in scena durata per ben otto mesi, che i carabinieri hanno invece scoperto il reale quanto agghiacciante movente del delitto. A scatenare l’ira omicida del cittadino pakistano oggi arrestato, sarebbe stato soltanto un banale pettegolezzo fatto della stessa vittima all’amico M.G. sul conto della moglie del S.N.S. circa la bellezza particolare di quest’ultima in confronto invece alle fattezze del marito, commento casualmente captato da quest’ultimo.

È stato questo soltanto il motivo scatenante che ha condannato a morte Ahmed Waqas, trascinandolo nel diabolico piano organizzato già qualche giorno successivo da S.N.S.che, consapevole del forte rapporto di amicizia esistente tra la vittima ed N.G., nonché ben conscio delle precarie condizioni economiche del secondo, lo ha immediatamente assoldato per la realizzazione della trappola. Ad aumentare il quadro cautelare a carico di S.N.S. si è aggiunta inoltre la circostanza dell’imminente partenza per il Pakistan programmata per il 20 dicembre 2017 nonché le cruente dinamiche omicidiarie.

Alla persona oggi arrestata infatti viene contestato il reato di omicidio premeditato in concorso con l’aggravante di aver agito per futili o abbietti motivi, nonché per la particolarità crudeltà usata nei confronti della vittima. Ancora il massimo riserbo vi è sulla prosecuzione delle indagini e non sono esclusi ulteriori importanti sviluppi.