Anche Reggio Emilia è stata interessata dal maxi blitz antimafia condotto al termine di complesse e articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e culminato con l’esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria a carico di 46 soggetti (31 in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 9 all’obbligo di dimora). I soggetti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di una lunga sfilza di delitti: associazione mafiosa (un’organizzazione di ‘ndrangheta operante nel versante jonico della provincia reggina, dedita principalmente all’assegnazione dei subappalti, forniture di mezzi e materiali al fine di assicurare un’equa ripartizione dei proventi tra famiglie di ‘ndrangheta); falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici; violenza e minaccia a pubblico ufficiale; illecita concorrenza con violenza e minaccia; turbata libertà degli incanti; estorsione (tentata e consumata); rapina impropria; associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (cocaina e marijuana); violazione della legge sulle armi (pistole di vario calibro e fucili) e ricettazione, aggravati dal ricorso metodo mafioso, ovvero commessi al fine di agevolare la ‘ndrangheta, secondo quanto previsto dall’art. 7 della Legge n. 203/91, nonché di cessione di quantitativi variabili di sostanze stupefacenti.

Nel medesimo contesto operativo, sono state effettuate perquisizioni domiciliari nei confronti degli stessi indagati. In particolare a Reggio Emilia i carabinieri del Nucleo Investigativo reggiano hanno supportato i colleghi del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria nell’arresto di un 55enne imprenditore della provincia di Reggio Calabria colpito dalla citata ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’uomo è stato localizzato in un albergo della città del Tricolore dove aveva trovato alloggio da qualche giorno. Contestualmente i carabinieri hanno dato corso a una perquisizione personale domiciliare della stanza dove alloggiava, che non portava al rinvenimento di elementi utili alle indagini. Il 55enne calabrese veniva quindi condotto in caserma dove al termine delle formalità di rito veniva ristretto presso il carcere di Reggio Emilia. Il 55enne, nell’ambito del procedimento, è indagato per associazione di tipo mafioso.