L’ospite si chiama Unmontu, un alto funzionario egiziano, la sua dimora, un sarcofago antropoide ligneo attribuibile per tipologia, apparato iconografico e testuale all’epoca della XXV dinastia (746 – 655 a.C.) che ora è nelle mani dei restauratori del Museo civico archeologico di Bologna, grazie alla 18/a edizione di ‘Restituzioni’, il programma biennale di restauri di opere pubbliche ideato e curato da Intesa-San Paolo.


Il prezioso manufatto è giunto a Bologna attraverso un lascito del pittore bolognese Pelagio Pelagi che donò alla sua città natale un’immensa collezione di reperti comprendente anche 3109 antichità egiziane acquistate sul mercato antiquario negli anni tra il 1824 e il 1845, successivamente confluite nel patrimonio del Museo Civico Archeologico come uno dei principali nuclei originari.
Sin dal suo arrivo in città nel 1861 questo sarcofago attirò l’attenzione degli studiosi e dei cittadini bolognesi per la vivace policromia, il raffinato apparato iconografico e la ricchezza dei
testi funerari in caratteri geroglifici che si distribuiscono in colonne sull’intera superficie esterna sia della cassa sia del coperchio.

Nelle scorse settimane è stata avviata la valutazione dello stato conservativo del manufatto attraverso un complesso studio conoscitivo condotto sotto la direzione scientifica di Daniela
Picchi, funzionario egittologo del museo, e a cura del Consorzio CROMA Conservazione e Restauro di Opere e Monumenti d’Arte di Roma, con il supporto scientifico di esperti in diverse discipline operanti in vari atenei e istituzioni: Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Università di Urbino “Carlo Bo”, Università degli Studi di Modena e Reggio-Emilia, Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree – CNR, Istituto di Geoscienze e Georisorse – CNR, Centro di Datazione e Diagnostica – Università del Salento, Soprintendenza per i Beni e
le Attività Culturali della Valle d’Aosta.
L’articolato progetto diagnostico, finalizzato a fornire le conoscenze preliminari agli interventi di restauro, è stato supportato dalle più avanzate tecnologie non distruttive. Accanto all’analisi tomografica computerizzata con raggi X e alla datazione con il metodo del radiocarbonio sono state effettuate analisi anatomiche per determinare la specie legnosa e uno studio relativo alla policromia mediante indagini non invasive e micro-invasive; approcci diagnostici tesi ad un’analisi accuratissima del manufatto, che hanno permesso di individuare i materiali costitutivi, le tecniche esecutive, le diverse fasi di lavorazione ed eventuali interventi conservativi di epoca moderna.
Le risultanze delle indagini hanno evidenziato un precario stato conservativo del sarcofago e la necessità di un nuovo intervento, dopo un precedente restauro effettuato negli anni sessanta
del Novecento.

Come già sperimentato in passato, il Museo Civico Archeologico condividerà con il pubblico questo importante momento di ricerca e conservazione aprendo le porte del cantiere per seguire gli interventi di restauro fino al termine previsto nel dicembre 2017.
In corrispondenza delle fasi più significative del lavoro sarà infatti possibile assistere “in diretta” alle pazienti operazioni degli esperti grazie ad un box/laboratorio posizionato tra le teche espositive della sezione egizia, la terza in Italia per importanza. Una modalità di fruizione, quella del “cantiere aperto”, particolarmente efficace coma pratica di divulgazione e valorizzazione dei beni culturali, per favorire la conoscenza del patrimonio artistico
conservato negli spazi museali attraverso un’emozionante esperienza di coinvolgimento.
La restituzione del sarcofago, che ne salvaguarderà correttamente la futura fruizione all’interno del percorso espositivo, verrà così assicurata da una virtuosa sinergia tra le competenze scientifiche attivate dal Museo Civico Archeologico e l’impegno di Intesa Sanpaolo nella difesa dei beni artistici nazionali.

Al termine dei lavori, domenica 18 febbraio 2018 alle ore 16.00 Daniela Picchi e Emiliano Antonelli del Consorzio Croma presenteranno gli esiti dell’importante operazione in una
conferenza aperta al pubblico.
Inoltre, a conclusione della campagna di restauri finanziati per la XVIII edizione di Restituzioni, il sarcofago di Unmontu, unitamente ad altre 200 opere salvate, provenienti da 17 regioni
italiane, sarà esposto alla Venaria Reale di Torino, in una grande mostra organizzata da Intesa Sanpaolo dal 27 marzo al 16 settembre 2018.