“Essere amministratori significa riconoscere i problemi nella quotidianità e riuscire a veder dove i diritti delle persone possano essere lesi e debbano essere maggiormente tutelati. Significa leggere quotidianamente i risultati della nostra Costituzione, della normativa, cogliendone la forza, ma sopratutto accogliendo le sollecitazioni per quei miglioramenti sempre necessari”, così  Serena Foracchia, assessore alla Città internazionale.

Foracchia prosegue “Questa premessa testimonia la mia volontà di essere al fianco dei ragazzi che chiedono l’approvazione della riforma di cittadinanza, in una giornata particolare: il #cittadinanzaday. Due anni fa veniva approvato alla Camera il testo per la riforma sulla cittadinanza ed oggi, a due anni di distanza, dobbiamo quotidianamente richiamare l’attenzione di tutti alla centralità e civiltà di questa riforma, perché sia definitivamente approvata. Sulla cittadinanza possiamo fermamente dire, come amministratori, che abbiamo bisogno di cambiare perché le nostre classi, le nostre scuole, ma anche le nostre piazze hanno volti diversi oggi, volti e storie che sono parte ormai della storia italiana. Stiamo crescendo e cambiando come società. Abbiamo bisogno di questa riforma per testimoniare, a tutti coloro che studiano per anni al fianco dei nostri figli, che sono di diritto parte di questa comunità. Un diritto riconosciuto, non una concessione. Abbiamo bisogno di riconoscere che chi nasce e cresce in Italia, costruendo la sua vita in questo paese, è parte integrante della nostra comunità. Non azioni simboliche, è passato il tempo delle affermazioni che restituivano una cittadinanza nei fatti, o titoli onorifici. Le nuove generazioni di italiani oggi ci chiedono altro. Ci chiedono con forza di comprendere che c’è bisogno di un riconoscimento pieno. Perché, a 18 anni, non ci siano ragazzi che parlano perfettamente italiano, conoscono ed hanno studiato la nostra Costituzione, che raramente sono stati nei paesi dei genitori (talvolta solo in vacanza), obbligati a preoccuparsi di raccogliere in un anno documenti anche nei paesi di origine per potere rapidamente presentare domanda di cittadinanza. I nostri ragazzi, quei diciottenni, devono occuparsi di completare i loro studi, di sentirsi appieno parte del sistema che conoscono, che hanno imparato a vivere come loro, nella Costituzione, nelle norme, nella storia, nella lingua. La riforma di cittadinanza è necessaria perché, se a Reggio Emilia consideriamo ogni bambino come cittadino con pieni diritti fin dalla sua nascita, questo bambino non si senta nel crescere privato di un diritto importante, quello di essere parte attiva della sua comunità in grado di decidere e di incidere per il futuro del proprio paese.

Troppa confusione è stata fatta sul concetto di accoglienza e sulla riforma di cittadinanza, strumentale a bloccare un passaggio importante per il futuro del nostro paese. Si parla oggi di riconoscere a quei bambini che hanno maturato una identità italiana di sentirsi parte piena, anche per legge, di questa comunità”, conclude l’assessore Serena Foracchia.