Contano i numeri, non i proclami in materia di patti commerciali internazionali. «Esprimiamo soddisfazione per il voto espresso a favore del Ceta – il trattato Ue-Canada – da parte dell’Assemblea legislativa regionale: l’accordo favorisce 12 Dop e Igp dell’Emilia-Romagna cioè quelle che più esportano. Se si osserva nel dettaglio il flusso dell’agroalimentare italiano diretto in Canada, dalla Regione proviene circa il 16.4% dei prodotti alimentari (in valore 61.923.722 euro), il 6.6% dei vini/bevande (24.257.129 euro) e il 30% dei prodotti agricoli e animali (6.801.187 euro), secondo l’elaborazione di Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat 2016.

Il mercato canadese risulta inoltre strategico per migliorare la competitività dei nostri prodotti negli Stati Uniti ossia il secondo sbocco del “food and beverage made in Italy” pari, in valore, a 3.545 milioni di euro (+19,5%) nel 2015 e 3.750 milioni (+5,8%) nel 2016». Commenta così il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, Gianni Tosi, l’esito positivo raggiunto da via Aldo Moro. «Il Ceta non favorisce affatto l’agropirateria bensì rappresenta – prosegue Tosi – un passo avanti nella lotta contro l’Italian sounding prevedendo una clausola che sancisce il divieto di evocazione per quanto riguarda nomi, immagini e simboli che richiamino una nazionalità diversa dall’origine del prodotto».

Il trattato commerciale Ue-Canada, che è entrato in vigore in via provvisoria una settimana fa, tutela il 98% dell’export di prodotti italiani Dop e Igp in Canada. Per la prima volta un Paese con un mercato potenzialmente importante come il Canada ha fatto proprio il riconoscimento del sistema delle indicazioni geografiche. «Grazie a ciò, d’ora in poi – precisa infine il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna – si eviteranno gli errori fatti in passato, ad esempio nei trattati di libero scambio con Marocco e Tunisia che hanno fortemente penalizzato le produzioni italiane».