La Guardia di Finanza di Bologna, al termine di specifici accertamenti svolti su delega della Procura Regionale presso la Sezione Giurisdizionale per l’Emilia-Romagna della Corte dei
conti, ha segnalato alla predetta Autorità Giudiziaria contabile n. 13 professori e n. 12 ricercatori dell’Università degli studi di Bologna per aver svolto attività lavorative incompatibili con l’impiego accademico, constatando un danno all’erario di euro
3.931.683,24.
Le investigazioni di polizia economico-finanziaria, che hanno interessato il dipartimento di ingegneria industriale, sono state condotte nei confronti di quei dipendenti che avevano optato per il regime di impegno a tempo pieno e che, quindi, avevano deciso di porsi in un rapporto di “esclusività” con l’Università, permettendo alle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Bologna di accertare varie irregolarità.
In particolare, è stato appurato come un professore e tre ricercatori dell’Alma Mater Studiorum presentassero situazioni d’incompatibilità assoluta dal momento che risultavano titolari di cariche operative all’interno di società commerciali; di conseguenza agli stessi è stato contestato un danno erariale di euro 591.867,96, pari alla retribuzione pubblica percepita.

I controlli dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria del capoluogo felsineo hanno  permesso di accertare come 21 docenti (n. 12 professori e n. 9 ricercatori) risultassero invece titolari di partita IVA e che la utilizzassero per l’esercizio di attività professionali
nonostante il regime d’impegno a tempo pieno prescelto; in questo caso è stato contestato un danno all’erario di 3.339.815,28 euro, pari alla differenza fra le somme percepite dai
predetti a titolo stipendiale di docente a tempo pieno e quelle che sarebbero loro spettate laddove avessero operato in regime di tempo definito.
Queste contestazioni derivano dal fatto che lo status giuridico ed economico dei professori e dei ricercatori universitari, seguendo la medesima ratio dei dipendenti pubblici in genere, è contraddistinto da specifici divieti posti a garanzia del buon andamento amministrativo dell’attività didattica, di ricerca e di studio.
In particolare, l’ufficio di professore e di ricercatore a tempo pieno risulta essere incompatibile con lo svolgimento di attività professionali, con l’assunzione di incarichi retribuiti e con l’esercizio del commercio e dell’industria; la normativa di settore prevede diverse tipologie di incarichi, anche retribuiti, che possono essere svolti liberamente e altri che, invece, possono essere conferiti ai docenti solo previa autorizzazione dell’Università, distinguendo a seconda che si tratti di soggetti che hanno optato per il regime di tempo pieno o di tempo definito.
Nel corso dei medesimi accertamenti i finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica, articolazione specialistica del Nucleo di Polizia Tributaria, hanno inoltre elevato sanzioni amministrative per circa 27 mila euro nei confronti di n. 7 committenti privati che si sono
avvalsi di prestazioni professionali rese da alcuni dei succitati docenti in assenza di autorizzazione preventiva dell’Università di appartenenza.