La diffusione sul territorio provinciale di animali predatori e di numerose specie di uccelli ha creato una densità di selvaggina pericolosa per l’agricoltura e per la popolazione. Lo afferma Coldiretti Modena alla vigilia dell’apertura ufficiale della caccia che prenderà il via domenica 17 settembre su tutto il territorio regionale. Le difficoltà  di un controllo reale della diffusione degli animali – commenta Coldiretti – ha portato la presenza degli animali selvatici al di fuori delle aree prettamente montane arrivando in zone anche ad alta densità agricola, come dimostrano anche i numerosi avvistamenti ai limiti dei centri abitati del modenese.

I danni alle colture – informa Coldiretti Modena – si registrano su grano e mais, danneggiati soprattutto dai cinghiali, ma anche su frutta e uva saccheggiati dagli uccelli. Tutto questo senza contare le nutrie, che pur non essendo considerata fauna selvatica, ma solo animali dannosi, quest’anno hanno spopolato nelle campagne perché non è stato possibile controllarne il numero a causa di problemi burocratici.

Purtroppo – sottolinea Coldiretti Modena – questi danni gravano su un settore già pesantemente provato da avversità climatiche come siccità, grandinate violente, gelate tardive, ma anche da attacchi di specie dannose come la cimice asiatica che è in grado di rendere inutilizzabili intere partite di frutta senza che siano stati messi a punto efficaci strumenti di difesa.

La situazione sta diventando sempre più insostenibile nelle campagne, anche perché  – spiega Coldiretti – nel 2016 è cambiata la normativa sulla prevenzione e sugli indennizzi che penalizza ancora di più chi vive del lavoro nei campi. Le nuove norme infatti prevedono che possano essere risarciti solo i danni derivanti da specie protette, mentre per le specie cacciabili sono previsti indennizzi in regime di “de minimis” (quindi irrisori) e non sono previsti fondi per la prevenzione. Si tratta di una normativa dell’Unione Europea che ritiene che per i danni da animali non protetti gli agricoltori siano risarciti dagli introiti della caccia. Peccato – commenta Coldiretti Modena – che tutto questo sia possibile in 25 Paesi europei, dove gli animali non sono di nessuno (“res nullius”) o sono di proprietà di chi coltiva il fondo. Negli altri due Paesi, Italia e Grecia, invece gli animali sono patrimonio indisponibile dello Stato, per cui chi coltiva la terra non può ricavare nessun reddito dalla caccia. In questo modo gli agricoltori e gli allevatori italiani sono becchi e bastonati perché con il frutto del loro lavoro nutrono gli animali selvatici che poi vengono cacciati e mangiati o venduti da altri. Le principali specie cacciabili per cui non è previsto nessun risarcimento sono: cinghiale, lepre, storno, fagiano, piccioni. Si tratta di una situazione estremamente negativa anche per l’ambiente e il territorio perché mette in crisi la biodiversità, creando una situazione di sofferenza per i piccoli animali e la flora. Il tutto aggravato quest’anno dalla situazione di siccità che non è stata dannosa solo per gli animali, ma molto di più lo è stato per gli agricoltori.

Con gli animali selvatici che stanno provocando danni insostenibili alle imprese agricole mettendo addirittura a rischio la vita dei cittadini nelle aree interne – sostiene Coldiretti Modena – serve responsabilità da parte di tutti. Non è più solo una questione di risarcimenti dei danni, ma è diventato – afferma Coldiretti – un fatto di sicurezza delle persone e della vita nelle campagne. Per chi opera nelle aree montane e svantaggiate non è solo è a rischio la possibilità di poter proseguire l’attività agricola ma anche di circolare sulle strade o nelle vicinanze dei centri abitati. Per questo occorre definire interventi adeguati a contenere la diffusione di questi animali e prevenirne i danni.