Lunedì mattina a Trento, presso la sala convegni Alcide De Gasperi del Consorzio dei Comuni Trentini, sì è svolto l’incontro intitolato “Alleanza delle amministrazioni alpine per il mantenimento dei servizi essenziali in montagna quali standard di sicurezza per i punti nascita di montagna”. Sono intervenuti Giovanni Zanon (presidente Comunità Territoriale della Valle di Fiemme), Giuseppina Vanzo (assessore alla Salute Comune di Cavalese), l’avvocato Luca Zeni (assessore alla Salute e Politiche Sociali Provincia Autonoma di Trento), il dottor Paolo Bordon (direttore generale Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Provincia Autonoma di Trento), l’onorevole Albrecht Plangger (deputato vice-presidente Intergruppo Parlamentare per lo Sviluppo della Montagna), il dottor Dino Pedrotti (pediatra neonatologo), il dottor Fabrizio Comaita (medico pediatra responsabile Pediatria ospedale di Domodossola), Luigi Giuseppe Grassi (sindaco Comune di Sondalo), e Maria Antonietta Ciotti (sindaco Comune di Pieve di Cadore). Presenti inoltre numerosi altri sindaci e amministratori di diversi Comuni montani delle Regioni Piemonte, Trentino, Veneto, Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna.

Per il nostro Appennino erano presente una delegazione del gruppo “Insieme per l’ospedale Sant’Anna” con il comitato “Salviamo Le Cicogne”. “L’incontro è stato molto interessante – affermano –, si è capito che anche il percorso fatto qui da noi è molto simile a quello fatto in altre zone di montagna: le distanze sono le stesse, anche se le caratteristiche degli ospedali sono un po’ diverse. Loro però sono un passo più avanti rispetto a noi: hanno già chiesto e, in parte, ottenuto le deroghe. Da parte delle Regioni c’è una visione più possibilista. Hanno capito che per mantenere vivi i territori di montagna bisogna mantenere vivi i presidi sanitari, a partire proprio dal punto nascita. Invece noi ci ritroviamo a dover far capire alla nostra Regione che deve chiedere la deroga”.

I sindaci presenti, così come i medici, hanno dimostrato una grandissima coesione e hanno affrontato l’argomento con cuore e passione. “Hanno parlato amministratori e medici, riportando la loro esperienza decennale – proseguono i rappresentanti del nostro Appennino –. I relatori hanno affermato che le situazioni delle zone di montagna sono speciali e vanno guardate con altri standard, che non sono quelli del patto Stato-Regioni. Il loro slogan è: ‘Standard speciali per situazioni speciali’. Vogliono istituire un tavolo tecnico per creare e proporre un progetto da sottoporre al Ministero, affinché venga cambiata tutta la normativa. L’intento è quello di presentare una proposta per ottenere una sperimentazione diversa in situazioni diverse, cioè quelle delle zone di montagna. Oltre alla turnazione del personale, sono state presentate alcune soluzioni innovative per garantire la sicurezza nei punti nascita dei piccoli ospedali”.

Al termini si è aperto un piccolo spazio per il dibattitto. “Una dottoressa ha sottolineato il fatto che in tutta questa storia non si è mai chiesto nulla alle donne – precisano –, donne che vogliono fare un percorso gravidanza e partorire nello stesso posto. È un diritto di donne e bambini, lo dice la nostra Costituzione. Un pediatra di Domodossala ha dato la sua disponibilità a venire a fare da relatore a uno dei nostri prossimi incontri ”.

Dal convegno è emerso che tempo fa una lettera sui punti nascita a rischio è stata inviata a diverse regioni, ma dalla Regione Emilia Romagna sembrerebbe non sia mai arrivata nessuna risposta.

(Il gruppo “Insieme per l’ospedale Sant’Anna” con il comitato “Salviamo Le Cicogne”)