Hanno perso tanti soldi ai videopoker e preteso che la macchinetta fosse spenta in modo tale da non far giocare altre persone. Dopo alcune ore tornati al bar e visto il videopoker acceso hanno devastato il locale prendendo a martellate arredi, elettrodomestici del bar ma soprattutto i videopoker. A poco meno di una decina di giorni dal grave raid vandalico che aveva scosso la tranquilla comunità di Cadelbosco Sopra, creando allarme sociale tra i residenti, i carabinieri della stazione di Cadelbosco hanno individuato i responsabili. Con l’accusa di danneggiamento aggravato i militari della locale stazione hanno denunciato alla Procura reggiana i cittadini cinesi Y.Y. 44enne residente a Padova, G.H. 38enne residente a Mirandola (MO), W.W. 37enne abitante a Reggio Emilia ed L.C. 30enne residente a Castelfiorentino. All’appello manca un quinto cinese la cui identificazione potrebbe essere questione di giorni.

Secondo la ricostruzione investigativa operata dai carabinieri di Cadelbosco Sopra, 5 cittadini cinesi, poco prima delle 22,00 di domenica 22 gennaio 2017, entravano all’interno del bar Matai Cafè ubicato in Piazza XXV Aprile di Cadelbosco Sopra ancora aperto al pubblico. Due armati di martello si avventavano contro i videopoker distruggendoli mentre i restanti  tre complici danneggiavano gli arredi ed elettrodomestici del bar il tutto sotto gli occhi terrorizzati della barista e dei clienti. I 5 malviventi si allontanavano  prima dell’arrivo dei carabinieri della stazione di Cadelbosco Sopra che giunti sul posto accertavano che due dei cinque cittadini cinesi fuggiti dopo il raid vandalico, nel pomeriggio precedente avevano giocato e perso danaro in una slot. Finiti i soldi pretendevano che quella macchinetta (per il calcolo delle probabilità di vincita) venisse spenta in modo che non giocasse nessun’altro se non loro quando sarebbero tornati. Al ritorno vedendo la slot accesa i due con altri tre connazionali armati di martello facevano ingresso al bar sfasciando l’esercizio pubblico. Grazie alle immagini del sistema di videosorveglianza del bar e di quello comunale, concordanti testimonianze e riscontri eseguiti alla banca dati i carabinieri riuscivano a identificare i responsabili che venivano quindi denunciati. Alla base del raid vandalico quindi la ritorsione nei confronti dell’esercente, “colpevole” di non aver spento il videopoker non impedendo quindi ad altre persone di giocare.